NATUZZI,SCIOPERO DA LUNEDI’. SI PROFILA L’INCUBO MOBILITA’ PER 1.500 OPERAI.
QUOTIDIANO DI PUGLIA 17 OTTOBRE 2010
di Nicola NATALE
Per intanto è
sciopero.
Non si sono fatte attendere le reazioni dalle fabbriche dopo le
infuocate assemblee svoltesi ieri negli stabilimenti pugliesi e lucani del
gruppo Natuzzi all’indomani del mancato accordo romano.
Da lunedì 20 ottobre i
sindacati hanno proclamato lo sciopero per quattro ore con raduno alla
“centrale” di Santeramo da dove si prendono le decisioni operative ed è ubicato
anche il centro stile. I contratti di solidarietà, per il momento, non ci
saranno mentre da Santeramo in colle anche il sindaco Michele D’Ambrosio (pd)
avvisa: “accordo di programma e contratti di solidarietà vanno insieme, se cade
uno l’altro non regge”.
E’ una situazione molto intricata e che sta facendo
decidere più di uno ad abbandonare definitivamente la scialuppa al suo destino.
Le bacheche infatti ospitano più di qualche mesto addio a quella che per molti
era stata considerata l’azienda della vita.
Invece la crisi colpisce duramente
i divani “del marchio di arredamento più riconosciuto al mondo tra i
consumatori di beni di lusso”.
Natuzzi - lo stabilimento di Ginosa chiuso nel novembre 2013 |
Ieri anche i dipendenti dello stabilimento di
Ginosa (il primo ad essere sacrificato dopo l’accordo di programma ormai
inattuato) hanno partecipato all’assemblea dello stabilimento di Laterza ancora
attivo seppur con diversi cambiamenti rispetto all’epoca del pieno regime
produttivo ed alla destinazione iniziale per cui fu concepito.
Nel frattempo si
moltiplicano gli sforzi per scongiurare il fermo produttivo anche se ormai gli
inviti alla mediazione ed alla responsabilità non riescono più a frenare lo
scoramento e l’irritazione dei lavoratori.
Azienda e sindacati, pur avendo
abbandonato il tavolo della trattativa a Roma presso il ministero proveranno a
sentirsi per far rientrare lo stato di agitazione, come molte altre volte è
successo.
Questa volta tutto appare diverso poiché l’impresa farà
partire una nuova richiesta di cassa integrazione senza anticipo aziendale per
un anno e senza la controfirma delle parti sociali.
Dopo tanti anni, ed in
questo contesto generale, c’è il rischio che il ministero del Lavoro non
approvi, rendendo quasi obbligata la strada della mobilità per 1.500 persone.
Molte di più quindi delle circa mille attualmente in cassa integrazione a zero
ore.
Natuzzi, le reazioni al mancato accordo sulla riduzione del costo del lavoro. Quotidiano di Puglia 17 ottobre 2014 |
Il tutto ruota attorno alla riduzione dei costi del lavoro ed ai contratti
di solidarietà necessari per far rientrare in fabbrica il maggior numero
possibile di persone.
Il costo per minuto, secondo quanto riferito da alcune
fonti, si attesta intorno agli 0,85 euro per minuto e per competere
efficacemente dovrebbe scendere alla metà.
Ciò implica una riduzione di salario
difficile da accettare per i lavoratori con livelli più alti e con più
anzianità come quelli di Santeramo Jesce.
Si oscilla da un minimo di 90 euro a
duecento euro ed oltre. Contrasti si registrano anche sulla rotazione dei
lavoratori all’interno degli stabilimenti e sull’anticipo della cigs.
Il
rischio per molti è di rimanere senza nessun reddito per mesi ed è sopratutto questo
che contribuisce a rendere sempre più incandescente la situazione.
Si cerca
quindi freneticamente di trovare un compromesso tra le diverse, spesso opposte
esigenze.
Senza un nuovo accordo (carta straccia ormai gli altri precedenti)
salirebbe a 1500 il numero degli esuberi.
Toccando forse anche il migliaio di dipendenti
ancora al lavoro negli
stabilimenti italiani del gruppo quotato a Wall Street.
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