CIAO LORENZO!

Lorenzo Cardinale
Sono due anni che Lorenzo Cardinale non è più con noi. 
In realtà era andato via tempo prima, quando in seguito ad un cedimento del suo cuore, non aveva più ripreso conoscenza. Ricordo come fosse ieri la prima volta che andai a trovarlo in ospedale a Taranto. Mi confortò il grande coraggio della moglie Angela, dei suoi figli, e di tutti i suoi familiari nell’affrontare la tragedia. 
Una tragedia che alla mancanza di un marito così esuberante e presente, aggiungeva il fardello di un’assistenza continua e di una speranza che non è stata premiata dal lieto fine. 
Il giorno della sua scomparsa eravamo attoniti, istupiditi dalla notizia e dopo il commiato nella sala di conforto dell’Osmairm, ancora più smarriti. 
La cerimonia funebre che si tenne alla Chiesa dello Spirito Santo in Laterza fu molto partecipata ma, almeno io, non seppi stringermi assieme agli altri. 
E non seppi trovare la lucidità necessaria per ricordarlo a tutti i presenti. 
Eppure eravamo stati amici per più di vent’anni, fin dal 1992, una data che oggi suona come passato remoto, mentre è solo il nostro passato prossimo. 
A due anni dalla scomparsa devo almeno questo a Lorenzo, con il quale non solo abbiamo condiviso l’allegria della giovinezza, ma anche un percorso di impegno politico e sociale.
Un percorso con declinazioni molto diverse che ci aveva ricondotti al medesimo alveo: quello che diede vita alle due amministrazioni del sindaco Paolo Costantino, sostenuto dall’allora PdS (poi divenuto DS e poi PD) in Ginosa. 
Lui fu consigliere comunale nel primo dei due mandati che allora erano di quattro anni e fu in quell’ambito che ci conoscemmo. 
Io giornalista in erba, lui politico ai primi incarichi ma molto più scafato di me. 
Lorenzo seppe imporre quasi la sua amicizia, superando la mia ritrosia. Il mio intento era lasciare un giusto grado di separazione tra informazione e politica, senza la collateralità che ha privato di funzione e messo in crisi gran parte del giornalismo, almeno italiano. 
Furono anni intensi e divertentissimi in cui, come amavo dire, Lorenzo mi fece conoscere il lato B della vita. 
Non potevamo essere più diversi e mi divertiva molto guardare le facce di tanti che non capivano come potessimo essere amici. 
Ma l’amicizia salta oltre gli steccati politici, si fa beffe delle diverse provenienze familiari, sociali e culturali. 
A me serviva come il pane la sua esperienza del mondo operaio dell’allora Italsider, della politica di allora e delle riunioni di partito che lui aveva frequentato fin da giovanissimo. 
Lorenzo inoltre aveva la capacità di penetrare a fondo l’anima delle persone, di individuarne subito le caratteristiche peculiari e di interessarsi a tutti, senza distinzione alcuna. 
Era veramente interessato agli uomini, alla società, non solo ginosina. 
Di persone ne conosceva e frequentava tantissime, anche le meno fortunate, sapendo scoprire in loro meriti e qualità, oltre ai difetti che le rendevano deboli, meschine o ridicole. 
Sapeva mettere tutti al tappeto, senza aver mai timore di risultare antipatico o arrogante. E accattivare quando serviva, anche le persone più distanti da lui.
Quello che manca a due anni dalla sua scomparsa è anche il suo ruolo politico. 
Non so se Lorenzo avrebbe accettato un’opposizione afona e tantomeno un mancato protagonismo e proposta politica della sinistra. 
Anche perché non mancava mai di ricordare le sue origini politiche comuniste, persino in un periodo come quello berlusconiano, in cui una parola nobile era stata ridotta a sfottò. 
La trasformazione del PCI, prima in PdS, poi in DS ed infine in Partito Democratico non gli era mai andata a genio. 
Ma nonostante questo, la sua grande capacità, anche come segretario di partito, era stata mettere assieme persone diversissime per acume, provenienza ed abilità, di aver tessuto attorno ai candidati un clima favorevole, di aver saputo anche andare oltre i limiti geografici, culturali e politici di Ginosa. 
In pochi, credo, gli hanno reso il giusto merito, senza per questo voler fare un’apologia dell’uomo. 
Lorenzo non era un santo e non gli interessava diventarlo; nessuno, volendo scrivere un ricordo onesto di lui, tacerebbe i suoi difetti. 
Ma, come lui stesso disse in più occasioni un uomo è soprattutto la somma dei suoi difetti, costituendo questi a suo parere il nucleo attorno al quale rintracciare la sua essenza profonda. 
Un nucleo che, nel pensiero e nelle azioni di ognuno, conduce a scegliere una determinata strada piuttosto che un’altra e che alla fine lo porta ad essere quel che si è, ovvero la somma dei propri difetti. 
Difetti che non mi impediscono di ringraziare Lorenzo per le risate senza fine che hanno costellato le nostre serate, per le volte in cui mi ha difeso senza nemmeno che lo sapessi perché so che è stato così, per il realismo con il quale abbiamo diradato le nostre uscite insieme, quando le nostre vite ed i nostri interessi ci hanno condotto altrove. 
Senza perdere mai il filo rosso che ci univa, quel patto non detto che, in nome dell'amicizia, ci ha tenuti insieme per tanti anni: andare avanti nella vita, cercare di realizzarsi e darsi una mano, anche con la sola convivialità. 
Qualcosa la cui mancanza ed essenzialità emerge ancor di più in questo tempo di pandemia. 
Non sono riuscito qui ad esprimere la commozione che mi ha pervaso quando ho pensato a questo scritto, perché la somma di ricordi e di sensazioni è ancora grande, ingombrante, come la sua mancanza. 
Addio Lorenzo, come Fabrizio De André che amavi, ti ripeterò il pensiero dei molti che ti hanno voluto bene: E’ stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”.
Addio davvero allora, e sappi che non ci scorderemo mai di te, della tua presenza, di quello che hai realizzato in questa vita e che ci hai donato. Un abbraccio senza tempo.

Nicola

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