BIRRA MADE IN GINOSA: LA “FLAG” SI CLASSIFICA PRIMA AL BIRRANOVA BEER FEST
Giovanni Maggi e Nicola Andreula con una delle loro birre artigianali |
QUOTIDIANO DI PUGLIA 4 AGOSTO 2013
di Nicola NATALE
La valutazione delle birre da parte degli esperti a Triggianello (Bari) |
Partire da
Ginosa e prendersi il primo premio producendo birra artigianale.
Che consiste
guarda caso in altre birre artigianali e una fornitura di malto. E’ la
singolare storia di Giovanni Maggi e Nicola Andreula che di lavoro fanno
tutt’altro ma sono giunti così oltre la loro passione da accarezzare l’idea di
mettere in commercio la loro “flag”. Così chiamata per il nome della contrada
ginosina dove la producono, utilizzando non solo fermentatori e serpentine, ma
anche software per dosare gli ingredienti rigorosamente naturali. Con tempi e
metodiche che annotano certosinamente anche perché, particolare importante, bisogna
dichiarare la ricetta seguita per partecipare a questi raduni. E la stessa
viene pubblicata sui siti specializzati perché “lo spirito è molto
collaborativo”.
Qualcuno può copiarla e farla uguale, qualcuno aggiungerci una
spezia particolare, qualcuno come loro tentar di andare oltre e cercare di
coniugare prodotti locali, come il vincotto di fichi, o carrube o la menta
selvatica.
Così, forti dei primi apprezzamenti, hanno partecipato alla seconda
tappa pugliese del concorso nazionale degli “homebrewers” tenutasi il 29 luglio
scorso a Triggianello, frazione di Conversano: il Birranova beer fest. Un'intuizione felice perché la loro “strong scotch ale” si è piazzata prima su 70 birre per
la giuria popolare e al sesto nella giuria tecnica.
Una fase dell'affollato contest di birre artigianali a Triggianello (Bari) |
Ma come si è arrivati a tutto ciò?
E' Giovanni Maggi che ci introduce nel mondo degli home brewers cioè di chi si dedica alla
birrificazione domestica, esente da accisa purché non destinata alla vendita.
Una
passione che nasce prima dal voler conoscere birre meno “piatte” di quelle industriali,
poi dal collezionare le chicche ed infine a produrla da sé.
Un’idea che i due
hanno già dalla fine degli anni ’90 solo che all’epoca era molto più complicato
produrla, anche per la difficoltà di ottenere gli ingredienti in un Paese che
pur bevendone molta non ha certo una forte tradizione birraia.
La moda di
farsela in casa parte dagli Stati Uniti negli anni ’70 e dilaga un ventennio
dopo in Europa, dove l’Italia ora presenta le produzioni più originali,
riprendendo stili dimenticati ora inglesi ora tedeschi. E aggiungendo
particolarità locali come erbe o addirittura in Calabria il peperoncino. Il tutto
per avere un prodotto “vivo”, differente a seconda di ogni singolo produttore,
non pastorizzato. Tantissime le varianti, tanto per accennarne alcune ci sono
le lager di tradizione tedesca, le ale inglesi ad alta fermentazione con ceppi
di lievito diversi, le pilsner boeme.
Materiale base il malto, ovvero orzo distico
che è germogliato a determinate temperature e cotto in grandi forni. Questo
prima di avviare il vero e proprio procedimento di birrificazione che consiste
nell’estrarre gli zuccheri dal malto che poi il lievito trasformerà in alcool:
apposite formule aiutano per i tempi e le quantità.
Insomma una faccenda che
può divenire anche molto complessa se si vogliono risultati apprezzabili. Ma
Andreula e Maggi a quanto pare sanno il fatto loro ed hanno consentito a
Taranto ed alla sua provincia di distinguersi anche in questo campo.
Non tanto
da smentire la tradizionale formula “raffo e nind chiù” ma andando oltre il
ruolo di consumatori passivi.
L'articolo a tutta pagina del Quotidiano di Puglia diffuso nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto |
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