NUOVO SCIOPERO ALLA NATUZZI DI LATERZA. A ottobre termina la cigs
QUOTIDIANO DI PUGLIA 13 GIUGNO 2013
Laterza lo sciopero davanti ai cancelli della Natuzzi (foto erasmo mazzone) |
di Nicola Natale
Un lungo tira e
molla durato una giornata.
Fin dal mattino di mercoledì scorso gli operai aderenti ai sindacati
hanno manifestato davanti ai cancelli dello stabilimento di Laterza. Con una
motivazione non nuova: distribuire il poco lavoro che c’è tra tutti.
La
scintilla che ha provocato la protesta dei lavoratori è stata la consegna da
parte della dirigenza del nuovo calendario del lavoro che riguarda tutti i
dipendenti. Una riduzione al 25% delle possibilità produttive dell’immenso
stabilimento di Laterza adagiato in contrada madonna delle grazie, sulla via
per Santeramo.
“Ci sono lavoratori che continuano ad essere impegnati a tempo
pieno” afferma Stasi, segretario provinciale fillea cgil “e altri invece in
cassa integrazione e soggetti ad una rotazione del 25%, come dire che lavorano
una settimana su quattro”. “Ed è proprio a questi che il nuovo orario di lavoro
indicato da Natuzzi rischia di arrecare il danno maggiore, lasciandoli a casa
ancora di più”.
La nota consegnata da Antonio Stasi parla di “una azienda che
continua a pensare di poter fare da sola e confeziona atti unilaterali e non
condivisi con segreterie ed rappresentanti sindacali”. “Possiamo capire che ci
sia un calo delle commesse e quindi del lavoro, ma chiediamo che quel lavoro
venga garantito a tutti” conclude Antonio Stasi.
Solo in serata la dirigenza ha
accettato di confrontarsi con i lavoratori esasperati da una lunga crisi che
temono per la tenuta del loro reddito al momento garantito solo dalla cassa
integrazione straordinaria per ristrutturazione e riconversione.
Antonello Zicari, dipendente ed rsu natuzzi di Laterza |
Ma non si è concluso nulla ci dice Antonello Zicari componente della rappresentanza sindacale unitaria. La proposta dei dirigenti natuzzi di effettuare un test per la re-distribuzione tra tutti i 500 dipendenti delle ore di lavoro per verificare gli effetti sulla produttività non è stata accolta. I sindacati temono sia solo un modo per non acconsentire alle loro richieste utilizzando il tema delicato e controverso dei tempi di lavorazione e dei relativi costi.
Intanto il computo
degli esuberi invece di ridursi da 1280 a 1060 come promesso in sede di accordi
è lievitato di nuovo a 1900 per le persistenti difficoltà del mercato
internazionale.
Una girandola di numeri che rende le persone fragili, consapevoli
di trovarsi in un meccanismo che, dopo aver preteso da loro il massimo
dell’efficienza, li consegna ora alla precarietà più assoluta. In attesa di un
piano industriale e degli investimenti da 50 milioni di euro che erano stati
promessi in sede di accordo di programma.
Questa intesa che mette istituzioni
ed azienda insieme, prevede il finanziamento di una serie di nuove attività
imprenditoriali che possano riassorbire i quarantenni in uscita ma al momento è
tutto fermo alla verifica dei progetti.
Un dirigente di confcommercio in un convegno pubblico a Laterza asserì
addirittura che gran parte dei progetti millantati prima dell’accordo alla
prova dei fatti non ci sono, rendendo non spendibile il finanziamento del
governo.
Ancora più dura la nota del segretario Vito Lincesso della filca cisl
che parla esplicitamente del solo salvataggio dell’immagine aziendale e del
made in italy ma in realtà della messa in opera di “un tentativo malcelato di delocalizzare”.
Secondo Lincesso le dichiarazioni di Natuzzi ai network mondiali sono in netto
contrasto con la realtà di crisi che vuole adombrare per giustificare gli
esuberi. Contro questo scenario inquietante di delocalizzazioni in Brasile,
India, Cina e Romania si batte il sindacato che indice per venerdì 28 una
fermata di tutti gli stabilimenti del gruppo, portando nuovamente la protesta
sotto piazza prefettura a Bari. Non resta che conoscere il parere della
dirigenza su questa nuova offensiva sindacale che sancisce la fine del lungo
idillio tra il presidente e molti dei suoi lavoratori.
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