DIPENDENTI NATUZZI PROTESTANO A BARI. CGIL CISL E UIL: VOGLIAMO RISPOSTE SUL FUTURO


QUOTIDIANO DI PUGLIA 19 GIUGNO 2013
BARI -lungomare nazario sauro
La manifestazione sotto la presidenza della giunta regionale della Puglia
di Nicola NATALE
Non si aspettano molto gli operai dall’incontro di oggi in regione a Bari. 
Ma sanno che alle undici di domani la manifestazione sarà in pieno svolgimento per ribadire le ragioni del loro diritto al lavoro. 
Tanto più in una fabbrica in cui in tanti anni il sindacato non c’era mai entrato, soprattutto nella fase della costruzione del grande impero Natuzzi. 
Un’azienda attiva fin dal 1972 con fortune crescenti fino al 2007 anno di inizio della sfortunata serie nera per i bilanci. Nel 2012 le perdite accertate sono state di ventisei milioni di euro contro i 19,6 del 2011 mentre il fatturato si aggira intorno ai 468 milioni di euro nel 2012, flettendo ancora rispetto ai risultati dello scorso anno. 
Pasquale Natuzzi
Uno scenario poco incoraggiante che pure non fa deflettere Pasquale Natuzzi, fondatore del gruppo italiano, dalla volontà di portare fuori dalle secche la sua azienda che dal cuore del sud fa sedere gli uomini nel mondo. 
Ed è proprio nella globalità la ragione principe della crisi del gruppo, che pur con vendite in aumento nei mercati emergenti come Asia ed Oceania e nelle linee “italsofa” e natuzzi editions” non riesce a fronteggiare la perdita sulle fasce di alta qualità. 
Sette pulman convergeranno domani nel capoluogo regionale mentre l’iniziale sede della loro protesta presso l’assessorato al lavoro in via corigliano sembra cambiata, per forse spostarsi sotto lungomare nazario sauro in modo da coinvolgere sia l’assessorato regionale al lavoro retto da Leo Caroli (un ex sindacalista) sia il presidente Nichi Vendola che gli operai avevano invitato invano ad andare a Laterza, stabilimento fulcro e strategico del gruppo, il cui sciopero ha inibito il funzionamento di quello di Ginosa, nonche dei due esistenti a Matera in zona jesce. 
NATUZZI - lo stabilimento di Ginosa
La situazione si fa sempre più tesa poiché fin da marzo gli operai di Ginosa avevano ricevuto una lettera in cui gli si preannunciava la fine del loro posto di lavoro. 
Poi i capiturno ed i capisquadra avevano tranquillizzato tutti, e gli operai avevano sperato di poter allontanare l’incubo tuffandosi nel lavoro e respingendo gli inviti dei sindacati a partecipare alle assemblee in cui si discuteva non solo di orari e costi/minuto ma anche degli scenari di un’azienda globale con il cuore e la mente in Puglia. A Ginosa come a Laterza molti operai residenti in tutti i paesi del circondario giungono agli stabilimenti sia con pulman del ctp che privati a dimostrazione di quanto sia radicata la presenza natuzzi. 
E’ per questo che la bomba dei 1900 esuberi pesa come un macigno, poiché nel frattempo nessuna alternativa è stata pensata in sede europea per resistere alla concorrenza spietata dei paesi emergenti, del resto alimentata dalle stesse multinazionali che li hanno delocalizzato. 
Nel frattempo anche l’azienda attende di esprimersi sulla base di quanto sarà detto domani in Regione mentre sulla questione si registrano continue prese di posizione. 
Ludovico Vico,
segreteria regionale pd
Di ieri la nota stampa proveniente dalla segreteria regionale a firma di Ludovico Vico e Pasquale Chieco. 
In accordo con la richiesta dei sindacati i due sollecitano all’azienda il piano industriale ma ricordano anche le ragioni che portarono all’accordo di programma da centouno milioni di euro che ora sembra destinato a diventare carta straccia. All’epoca sembrava che la sua firma avrebbe allontanato i licenziamenti. L’accordo scrivono “doveva ridurre le diseconomie nel distretto e creare un canale di dialogo tra la grande impresa ed i piccoli poli produttivi,  ciò doveva rilanciare il comparto nell’ambito delle politiche industriali che tendevano a rafforzare il made in Italy. 
Impensabile affermano Vico e Chieco “qualsiasi progetto di delocalizzazione di quelle produzioni” come invece l’azienda sembra aver fatto, tra l’altro inviando nel mondo tanti suoi dipendenti a insegnare l’arte di far divani.

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