RIAPRE I BATTENTI LO STABILIMENTO NATUZZI.

GINOSA (Taranto) - Stabilimento Natuzzi in contrada Bandiera.

QUOTIDIANO DI PUGLIA 17 APRILE 2018

di Nicola NATALE

All’indomani della riapertura dello stabilimento Natuzzi di Ginosa le reazioni sono di cauto ottimismo. 
Operai e cittadinanza sono sfibrati da una recessione che non ha fine e soprattutto non vede nuovi investimenti, né in città, né a Marina di Ginosa. 
Pertanto il cancello che si è riaperto nella grande zona artigianale di Ginosa, occupata solo per metà da aziende tutte locali, è forse il segno che qualcosa inizia a marciare nel modo giusto e gli accordi  sono finalmente rispettati.


L’ultimo era il verbale d’accordo sottoscritto a Bari del 22 dicembre del 2017 che fissava la riapertura dello stabilimento ginosino chiuso dal 2013 entro i primi 3 mesi del 2018. 
Tacciono le bacheche social dei gruppi sindacali che hanno lottato per giungere a questo risultato che, pur salvaguardando i lavoratori, ha lasciato dietro sé tante voci critiche e malumori.
Ma è stato l’effetto di una lunga e paziente opera di ricucitura del settore del mobile imbottito in Puglia. In direzioni che sono molto diverse da quelle preventivate.
Francesco Bardinella
Antonello Zicari
A Ginosa infatti non ci sarà più la lavorazione del poliuretano, né tantomeno una new.co., una nuova azienda. 
L’azienda, ci confermano Francesco Bardinella ed Antonello Zicari rispettivamente segretario e rappresentante fillea cgil, farà lavorazioni di divani classiche, senza l’apprestamento della moving-line, la catena automatizzata di assemblaggio presente in altri stabilimenti. Questo almeno nei primi tempi. 
Al lavoro ieri a Ginosa sono stati richiamati i dipendenti che erano in cassa integrazione in deroga a zero ore e coloro che hanno ottenuto direttamente una sentenza di reintegro, così come quelli rientrati in qualche modo nel bacino  della new.co, di cui molti diffidavano. 
Una piccola falange di 40 assemblatori, 30 cucitrici, ed alcuni tagliatori impegnati nella ripartenza dello stabilimento.
L’incognita rispetto alle mansioni, resta per gli altri lavoratori soggetti a limitazione di impiego: bisogna ricordare che la lavorazione del mobile imbottito, ai livelli espressi da Natuzzi come da altri produttori, non è esente da malattie professionali. Un altro tema di difficile risoluzione nel rompicapo rappresentato da una vertenza infinita che ha investito uno dei maggiori datori di lavoro pugliesi. 
Non bisogna dimenticare che nel resto degli altri stabilimenti i 2.121 dipendenti lavorano ancora in regime di contratto di solidarietà, quindi non a tempo pieno e rinunciando ad una parte corrispondente del loro stipendio. Tutto si sposta ora al nuovo incontro previsto per venerdì 20 aprile a Roma. 
La data di inizio per la presentazione di un ennesimo piano industriale “per capire se la dirigenza vuole continuare con gli investimenti”. 
Da più parti si solleva l’esigenza di ampliare l’orizzonte produttivo per Natuzzi, restando nel campo delle sedute imbottite ma non limitandosi ai soli divani. 
Le idee, ma per ora solo quelle, sono di provare a prendersi altri mercati e non rimanere schiacciati sulla produzione di un prodotto che ha reso Natuzzi famoso nel mondo ma ha anche lasciato a piedi molti suoi collaboratori, solo faticosamente rientrati. 
Bisognerà fare un ragionamento con l’azienda” dice Bardinella “anche alla luce dell’accordo fatto con Kuka per la distribuzione nella Cina Continentale, Hong Kong e Macao dei prodotti Natuzzi Italia e Natuzzi Editions. Capire insomma quali sono le prospettive del gruppo, Ginosa ad esempio, avrebbe dovuto costituire una diversificazione”.
QUOTIDIANO DI PUGLIA Edizione di Taranto 17 aprile 2018 pag.19

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