LATERZA DOTTORESSE SI’, MA CON SECCHIO E SCOPA, PER RIPULIRE SAN VITO.
di Nicola NATALE
Le vie del
turismo sono infinite e non trascurano l’olio di gomito.
Lo sanno bene le ragazze dell’associazione Laterzaorchidea che prima del giorno di san Vito (15 giugno) hanno pensato bene di ridar lustro alla chiesa rupestre omonima, situata nei pressi del ponte di selva San Vito.
Proprio quello i cui lavori di messa in sicurezza sarebbero dovuti iniziare nel novembre del 2012.
Ma se la burocrazia ha i suoi tempi, l’iniziativa di queste sei ragazze con curriculum tutti nel campo della valorizzazione dei beni culturali ha colto subito nel segno.
Anche perché le loro foto, armate di secchi, scope, spugne e stracci hanno fatto subito il giro del web. Dice Rosanna Clemente, dottoressa in beni culturali, che “l’iniziativa è nata dopo che alcune di loro hanno frequentato un corso per la gestione del turismo locale”.
Primo passo quindi valorizzare e recuperare i beni
architettonici e paesaggistici locali, fare emergere il loro valore innanzitutto
presso la popolazione locale che molto spesso non conosce o sottovaluta
l’importanza ed il valore dei propri beni culturali.
Tra questi ci sono senza dubbio le chiese rupestri di cui le gravine del territorio jonico sono disseminate. La particolarità di Laterzaorchidea sta non solo nella componente esclusivamente femminile, ma anche nella volontà di non porsi in competizione o in antitesi con altre associazioni operanti nello stesso campo. Anzi come si dice con parole abusate, ma spesso non messe in pratica, “fare rete”.
Ne fanno parte tra le altre componenti Antonella Clemente e Rossella Tamborrino.
Per questo la pulizia della chiesetta di
San Vito risalente al sedicesimo secolo (1500 circa) è stata fatta seguendo l’iniziativa
di officine culturali Arthemisia dell’8 giugno scorso che invece ha teso al
recupero della chiesa di San Giacomo in cui un muro chiudeva parte della navata.
Va detto che fino al 1727 San Vito, santo di origine siciliana morto secondo la tradizione in Basilicata, era il santo patrono di Laterza.
A erigergli la chiesa furono i monaci eremiti che si allontanavano volontariamente dal centro dell’abitato per dirigersi verso la gravina. La chiesa, perfettamente conservata nella sua parte in grotta e nella parte ipogea, sorge infatti oltre il ponte che scavalca la profondissima gravina.
Oltre quei luoghi, più che impervi al tempo, i monaci cercavano luoghi adatti alla preghiera ed alla coltivazione ed al ritrovamento delle erbe officinali che conoscevano.
Tutta l’iniziativa nasce per attirare l’attenzione sul ricco patrimonio storico ed architettonico locale.
Un patrimonio che per captare turisti deve “prima di tutto essere apprezzato dalla gente del posto” conclude Rosanna Clemente.
Lo sanno bene le ragazze dell’associazione Laterzaorchidea che prima del giorno di san Vito (15 giugno) hanno pensato bene di ridar lustro alla chiesa rupestre omonima, situata nei pressi del ponte di selva San Vito.
Proprio quello i cui lavori di messa in sicurezza sarebbero dovuti iniziare nel novembre del 2012.
Ma se la burocrazia ha i suoi tempi, l’iniziativa di queste sei ragazze con curriculum tutti nel campo della valorizzazione dei beni culturali ha colto subito nel segno.
Anche perché le loro foto, armate di secchi, scope, spugne e stracci hanno fatto subito il giro del web. Dice Rosanna Clemente, dottoressa in beni culturali, che “l’iniziativa è nata dopo che alcune di loro hanno frequentato un corso per la gestione del turismo locale”.
Laterza - Chiesa di San Vito ipogeo |
Tra questi ci sono senza dubbio le chiese rupestri di cui le gravine del territorio jonico sono disseminate. La particolarità di Laterzaorchidea sta non solo nella componente esclusivamente femminile, ma anche nella volontà di non porsi in competizione o in antitesi con altre associazioni operanti nello stesso campo. Anzi come si dice con parole abusate, ma spesso non messe in pratica, “fare rete”.
Ne fanno parte tra le altre componenti Antonella Clemente e Rossella Tamborrino.
Specialiste al lavoro nella chiesa san Vito |
Va detto che fino al 1727 San Vito, santo di origine siciliana morto secondo la tradizione in Basilicata, era il santo patrono di Laterza.
A erigergli la chiesa furono i monaci eremiti che si allontanavano volontariamente dal centro dell’abitato per dirigersi verso la gravina. La chiesa, perfettamente conservata nella sua parte in grotta e nella parte ipogea, sorge infatti oltre il ponte che scavalca la profondissima gravina.
Oltre quei luoghi, più che impervi al tempo, i monaci cercavano luoghi adatti alla preghiera ed alla coltivazione ed al ritrovamento delle erbe officinali che conoscevano.
Tutta l’iniziativa nasce per attirare l’attenzione sul ricco patrimonio storico ed architettonico locale.
Un patrimonio che per captare turisti deve “prima di tutto essere apprezzato dalla gente del posto” conclude Rosanna Clemente.
Quotidiano di Puglia |
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