I LIONS: "SALVIAMO LA GRAVINA". APPELLO PER IL CASTELLO: “E’ IN PERICOLO”.
Giambattista Sassi, archeologo |
di Nicola NATALE
Continuano la
serie di incontri sull’emergenza in gravina di Ginosa. L’ultimo, mercoledì scorso,
organizzato dal lions club ginosa “le gravine”. “La nostra gravina, ed altre
del comprensorio, sono malate” ha esordito l’archeologo Giambattista Sassi.
Per questo "va subito fatta una diagnosi, e il nostro progetto mira a questo”. Già dal 2010 ci fu un inizio di monitoraggio poi conclusosi per mancanza di
fondi. Poi nel maggio del 2013 l’amministrazione De Palma aveva presentato un
progetto di albergo diffuso e di rigenerazione urbana all’eire (expo real
estate) di Milano, per tentare di captare investimenti privati.
L’alluvione del
7 ed 8 ottobre 2013, le piogge torrenziali del 1° dicembre, la chiusura di via
matrice del 20 dicembre 2013 e il successivo crollo del 21 gennaio hanno reso
evidente l’urgenza di un intervento immediato.
Ma con quali fondi e con quali
metodologie?
Oltre novemila euro sono stati raccolti dai Lions (distintisi i
club di Grottaglie e Gravina) per supportare le prime indagini di una squadra
di volontari che ha iniziato il monitoraggio indispensabile degli immobili
persi (12) delle cavità naturali e delle grotte scavate nella calcarenite.
In
realtà ha spiegato Sassi "il processo di dissoluzione della gravina è iniziato
con il suo abbandono, sancito da un’ordinanza di sgombero del Casale dei primi
degli anni ’60".
L'emergenza gravina in un convegno all'Alcanices di Ginosa |
I crolli pertanto sono avvenuti anche in questi anni e le foto
hanno testimoniato in maniera impietosa lo scorrere del tempo e gli
effetti dell’incuria.
Per questo sono necessarie tecniche di indagine moderne (laser
scanner 3d e droni) su cui si è soffermato l’architetto Ivan Risimini.
Il tutto
per ottenere una mappatura digitale dell’area, essenziale per chi avrà il
delicato compito di recuperare l’area o almeno la fruibilità di via matrice e
via burrone, arterie essenziali per accedere alle parti più interessanti e
scenografiche della gravina di Ginosa.
“Bisogna individuare le criticità per
non ripetere in fase di progettazione e riqualificazione gli errori dei decenni
passati” ha rimarcato il geologo Sergio Ribecco.
In pratica “la pianificazione
territoriale non può essere lasciata agli accademici, ma deve essere la bussola
nella gestione del territorio”. Pena il dissesto cui assistiamo.
Il castello normanno di Ginosa ormai chiuso all'accesso dai primi di febbraio del 2014 |
La soluzione è
comprendere che gli interventi edilizi, sia nuovi che di recupero, vanno progettati
tenendo conto delle caratteristiche dell’ambiente in primis la stabilità dei
versanti e la natura carsica della gravina.
Quindi rilevamento del terreno per arrivare
ad un modello geologico, base dei successivi interventi.
Di particolare effetto
la relazione di Alessandra Mongelli della soprintendenza ai beni architettonici
e paesaggistici della Puglia. Innanzitutto per l’appello a concentrarsi sulla
regimentazione delle acque superficiali: tetti non impermeabili sono la prima
causa di crolli e instabilità assieme a compluvi non in ordine.
Il riferimento è
tutto al Castello normanno (circa 1080 d.c.) il cui degrado murario, ponte di
accesso compreso è evidente ad occhio nudo. E’ emergenza, perché ha detto la
dott.ssa Mongelli “è un intervento molto complesso, anche per le altezze sul
fronte della gravina che mettono in pericolo gli operatori”. Bisognerà inoltre
“fare delle scelte su cosa è possibile salvare, anche con opere provvisionali”.
Una responsabilità enorme che cade anche sulle spalle del sindaco (seduto in
prima fila con il sindaco di Matera Salvatore Adduce) chiamato a gestire
l’emergenza e a delineare il futuro, assieme agli altri soggetti competenti, soprintendenza in primis.
Emanuele Curti, Università di Basilicata Dipartimento culture del Mediterraneo |
LA VISIONE FUTURA PER LA GRAVINA
Come è stato
efficacemente sottolineato “la gravina resta l’unico attrattore economico” ed è
di “una tale ricchezza, una tale bellezza, esplosione di colori, di architetture,
di paesaggio veramente difficile da trovare, deve essere considerata patrimonio
di tutti”.
E sull’esigenza di costruire nuove economie intorno ai beni
culturali ha svolto il suo intervento il prof. Emanuele Curti, docente di
archeologia all’università di Basilicata. Suo l’invito “a costruire un modello
per la gravina di Ginosa”. “Anche i muri antichi sono muri, ma dobbiamo
recuperare una loro funzione, i giovani devono essere messi in grado di creare
imprese culturali”.
Quotidiano di Puglia 28 febbraio 2014 |
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