DIVANI IN CRISI /IL SINDACO DI GINOSA CHIEDE DI INCONTRARE DI PERSONA PASQUALE NATUZZI.
Natuzzi- Ginosa: l'incontro del cons.reg. Lospinuso, del sindaco Vito De Palma e dell'ass. al lavoro Mario Toma con alcuni operai all'uscita del turno pomeridiano (ph erasmo mazzone) |
di Nicola NATALE
L’intento era
quello di parlare agli operai Natuzzi all’uscita del loro turno.
Per far capire
che la non-soluzione trovata per Ginosa non sta bene all’amministrazione
comunale.
Ieri, presso lo stabilimento di Ginosa il sindaco Vito De Palma, il
consigliere regionale Pietro Lospinuso e l’assessore al lavoro Mario Toma li
hanno incontrati per ribadire la loro volontà di chiedere lumi sul futuro dello
stabilimento di Ginosa.
In una parola di non arrendersi alla sua chiusura e di
voler incontrare di persona l’imprenditore pugliese “leader mondiale nel
segmento dei divani in pelle”.
Ma soprattutto di voler entrare nella cabina di
regia che controllerà l’attuazione dell’accordo.
Una riunione di questa cabina
è prevista per il prossimo 6 novembre a Roma, presso il ministero dello
sviluppo economico, nella cui sede da anni si compongono le principali crisi
industriali italiane.
La conferenza giunge a una settimana dalla risposta di
Pasquale Natuzzi, presidente ed amministratore delegato del gruppo omonimo
all’appello del sindaco a ritardarne la chiusura.
Da sx il cons.reg. Pietro Lospinuso, il sindaco Vito De Palma e l'ass.reg. Mario Toma davanti ai cancelli dello stabilimento Natuzzi di Ginosa (ph erasmo mazzone) |
De Palma gli chiedeva “un segnale forte e di grandissima
solidarietà in un momento di grande difficoltà”.
Come è noto Ginosa
è stata colpita lo scorso 7 Ottobre da piogge alluvionali che hanno provocato quattro
vittime e ingenti danni alle infrastrutture ed all’agricoltura, fino a qualche
anno fa polmone economico del territorio.
Ma l’industriale di Santeramo in
Colle aveva risposto che ritardare ancora l’avvio del piano avrebbe
pregiudicato anche gli altri stabilimenti, anch’essi interessati da drastici
ridimensionamenti.
L’unico però a chiudere è lo stabilimento di Ginosa, salvato
in extremis quello di Matera Jesce1.
Per questo il sindaco del comune
all’estremo versante occidentale della provincia di Taranto ha detto di volerlo
incontrare de visu, per chiedere quello che tutti gli operai si chiedono:
esistono davvero le new.co.? Chi c’è dietro, cosa produrranno, quanto
pagheranno?
Gli operai in esubero si chiedono soprattutto se perderanno tutti i diritti acquisiti “in
questi anni di sacrificio per il gruppo”.
Sono tante le domande che circolano
nella testa degli operai e le bacheche virtuali traboccano di discussioni
accese.
Inclusa una petizione che chiede di sottoporre a voto segreto l’esito
dell’accordo definito storico ma che manda a casa 1506 persone.
Ginosa paga il
conto più salato perché perde lo stabilimento nel quale lavorano circa 400
persone, una portaerei piazzata nel centro della zona artigianale in contrada
bandiera.
La palla ora passa al quartier generale di via iazzitiello a
Santeramo in Colle, nella sede che gli operai sono abituati a chiamare la
centrale.
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