NATUZZI, ASSEMBLEE DECISIVE A LATERZA. In vista dell’incontro del 10 ottobre e della scadenza del 15 ottobre della cigs
Natuzzi - lo stabilimento di Laterza |
di Nicola NATALE
Domani le
assemblee forse più importanti nella storia della Natuzzi.
I sindacalisti
incontreranno gli operai nello stabilimento di Laterza (Taranto) per informare
direttamente i lavoratori sugli sviluppi della complessa trattativa.
Ferma alla
risoluzione di un punto fisso: come ridurre i 1.726 esuberi denunciati da tempo
dall’azienda ormai globalizzata di divani.
Ma questo è solo l’aspetto centrale
della trattativa in corso tra Roma e le 9 sedi italiane del gruppo che ha sede
legale a Santeramo in Colle, nel cuore della murgia barese.
Due giorni fa un incontro tra i
rappresentanti sindacali regionali e i rappresentanti aziendali è servito a
tracciare lo stato dell’arte prima dell’incontro di giovedì prossimo presso il
ministero dello sviluppo con tutte la parti coinvolte in questo storico
ridimensionamento dell’azienda.
Primo punto emerso la quantificazione
dell’incentivo all’esodo, compreso tra i quindicimila euro lordi proposti
dall’azienda ed i venticinquemila sempre lordi proposti dai sindacati.
Incentivo
che nella previsione aziendale dovrebbe spingere circa 600 lavoratori,
principalmente quelli a zero ore, a licenziarsi portando così il numero dei
lavoratori da ricollocare a 1.126.
Il ministero dal canto suo propone cassa straordinaria (cigs) solo fino al 15 dicembre da trasformare in mobilità. Intanto sulle famigerate new.co. continua a non
sapersi granché.
E’
questo il punto di maggior attrito tra rappresentanti sindacali aziendali che
sono lavoratori e provano direttamente il disagio della precarietà e i lori
livelli superiori che devono giocoforza trovare un punto d’incontro tra le
richieste aziendali tese a limitare i danni di una situazione obiettivamente
difficile e il mandato di ottenere quanto più possibile per i lavoratori.
Il
dubbio più forte è che il promesso lavoro esportato in Romania ritorni in
Italia solo per poco tempo, come è stato in passato.
La cigs dell’anno scorso
era proprio finalizzata a questo obiettivo, poi rivelatosi sconveniente.
La
proposta emersa in alcuni incontri è quindi quella di continuare con la cigs a
rotazione fino al 16 dicembre e di iniziare con una cigs a zero ore per il 2014.
Naturalmente gli operai vorrebbero vedersi garantita anche una sola settimana
di lavoro in azienda, poiché questo migliora sensibilmente il quadro
contributivo e reddituale.
Gli operai Natuzzi manifestano dal 2008 |
Non va dimenticato che ora gli operai prendono tra
il 66 e l’80% del loro reddito base e che lo scorrere del tempo ha minacciato
per poco di non farli uscire dalla fabbrica con la più dura legge Fornero che
prevede un solo anno di sussidio una volta usciti dal lavoro (aspi).
Tra gli
altri aspetti da valutare anche quello relativo alla formazione, sia pur
breve, necessaria per lavorare con
nuovi metodi e nuovi datori di lavoro con la proposta ancora una volta di
discutere del futuro dei due stabilimenti che Natuzzi ha annunciato di voler
chiudere: quello di Matera e quello di Ginosa in provincia di Taranto.
Poi c’è
la partita ancor più difficile tra chi rimane dentro e chi è fuori.
Con
l’azienda che vorrebbe scegliersi, naturalmente in base alla legge 223, i
lavoratori con i quali continuare ad avere un rapporto ed alcuni che ribattono
come la manovra rischi di penalizzare, in base alle decisioni aziendali assunte
in precedenza, proprio determinati lavoratori che invece dovrebbero restare.
Prima tra tutti quelli che avendo sviluppato malattie professionali non
riconosciute dall’ordinamento vigente avrebbero un doppio svantaggio, quello di
esser fuori dallo stabilimento e quello di avere proprio per questo, minori
possibilità di reimpiego.
Va ricordato infatti che nella scelta la legge indica
tra i requisiti i carichi familiari, l’anzianità di servizio e le esigenze
tecnico produttive.
La proposta, che sale da alcuni settori, è quindi di
allungare il più possibile la cassa integrazione a rotazione, la quale pone
vincoli alle richieste aziendali.
Altrettanto centrale la questione relativa ai
pagamenti, per cui sembrerebbero emerse nuove difficoltà tra inps ed azienda,
la quale ha finora anticipato i ratei di cigs.
Insomma una partita complicata,
condotta con molta sagacia da entrambi le parti, consapevoli di avere in mano
il futuro di 1726 famiglie e di un pezzo importante del futuro produttivo di
Puglia e Basilicata.
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