NATUZZI TRATTATIVA COMPLICATA E VALUTAZIONI DIVERSE. GLI ESUBERI RESTANO
La sede del ministero dello sviluppo a Roma in Via Molise |
di Nicola NATALE
Fumata nera
dall’incontro romano sulla vertenza Natuzzi. Le posizioni restano distanti tra il gruppo leader mondiale
nel settore dei divani in pelle ed i sindacati fillea cgil, feneal uil e filca
cisl.
L’incontro tecnico di ieri 22 luglio a Roma, presso il ministero dello sviluppo
economico, dedicato alla produttività ed alla moving line (la catena di
montaggio) era il primo di tre incontri destinati a snocciolare in tutti i suoi
aspetti il nodo dei 1726 esuberi confermati dai dirigenti aziendali lo scorso
1° luglio.
Il gruppo, con nove
siti produttivi tra Puglia e Basilicata vorrebbe dismettere gli stabilimenti di
Matera jesce 1 e Ginosa in provincia di Taranto, riorganizzare completamente la produzione allineandola ai
costi globali, passare dal modo di produzione ad isola dove un singolo
operatore realizza tutto il divano alla catena di montaggio e nel contempo
mantenere in Italia una forza lavoro di circa 700 addetti.
Il sindacato posto di
fronte a questa prospettiva ha reagito con uno sciopero durato una settimana
fino ad ottenere la sospensione della procedura di mobilità e l’apertura di un
ennesimo tavolo di crisi presso il ministero di via molise, letteralmente
ingolfato dalle crisi aziendali.
Ieri la proposta aziendale è stata di portare
il costo lavoro per minuto a settanta centesimi di euro, livello che
consentirebbe ai restanti circa 700 addetti di conservare il loro posto di
lavoro e salvarsi dalla mobilità che attualmente è solo sospesa.
Un’arma carica
in mano a Pasquale Natuzzi, il solo che abbia potere decisionali in un gruppo
che dal 1959 è cresciuto a dismisura arrivando ad avere 6.616 collaboratori in
Italia ed all’estero, giungendo persino a quotarsi a Wall Street nel 1993.
Salvatore Bevilacqua, segretario regionale feneal uil |
Il
primo a commentare le quattro ore di incontro è stato Salvatore Bevilacqua
della feneal-uil: “a fronte della riduzione dei costi del minuto lavoro ci deve
essere una riduzione degli esuberi, anzi per quanto mi riguarda la partita deve
chiudersi senza operai in mobilità”.
Per Bevilacqua, segretario pugliese della feneal l’azienda con i costi
del lavoro ridotti potrebbe dirottare sugli stabilimenti italiani un po’ di
quell’80% di fatturato realizzato all’estero. L’azienda cioè dovrebbe produrre nel
famoso distretto del mobile imbottito tra Puglia e Basilicata con capitale
Santeramo in Colle (Bari) non solo
l’altissima qualità che però fa pochi numeri ma anche la qualità medio bassa
realizzata “ad esempio in Romania per l’Ikea”.
Insomma le premesse non sono magnifiche
anche per i successivi incontri
previsti per il 25 ed il 26 luglio sempre a Roma dedicati alla gestione del
personale eccedente. Più positiva la valutazione dell’azienda per la quale “le
parti presenti al tavolo hanno presto atto della congruità degli elementi
presentati con il passaggio dalle postazioni a celle alle logiche della lean
manufacturing”.
Cioè la produzione snella ispirata ai modelli di produzione
toyota che però taglia del tutto Matera dalla produzione.
Non a caso domani un
incontro pubblico indetto dai sindacati è stato programmato in piazza cesare
firrao alle diciotto nella città dei sassi.
Pasquale Natuzzi, presidente ed amministratore delegato dell'omonimo gruppo |
L’azienda sul punto è chiara: “gli
esuberi sono da considerarsi strutturali” e nei prossimi incontri si dovranno
trovare “soluzioni congiunte per minimizzare il più possibile l’impatto
sociale”.
Al tavolo romano era presente con il dr. Castano del ministero anche
l’ass. reg. al lavoro Leo Caroli per il quale Natuzzi non può pensare di intervenire
solo sul costo di lavoro. “L’azienda deve intervenire anche sui costi del
marketing, della logistica e della rete commerciale, a meno che qualcuno non
pensi di produrre in Italia ai prezzi di Romania e Cina”. A questo dice Caroli
la Regione si opporrebbe fermamente.
La strada che l’assessore indica è “riportare
in Puglia parte della produzione realizzata all’estero che compensi le ricadute
occupazionali”. La Regione torna a battere quindi il tema dell’accordo di programma
prima inseguito come soluzione ideale ed ora quasi snobbato dall’azienda.
Ma
cosa accadrebbe se non si giungesse a nessun accordo e Natuzzi procedesse ai
licenziamenti senza alcun accordo? “Noi faremo la nostra parte, e nel caso
anche le barricate” risponde Bevilacqua.
L'articolo a tutta pagina e con riferimento in prima del Quotidiano di Puglia |
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