MIROGLIO NON MOLLIAMO, MERCOLEDI' 27 MARZO ANCORA A ROMA
L'articolo del Quotidiano di Puglia del 24 Marzo 2013 |
di Nicola NATALE
Nino Salluce, magazziniere miroglio |
I 191 miroglini
a Roma per l’ultima, decisiva
battaglia al ministero dello sviluppo.
Mercoledì
27 marzo alle quindici chiamano a raccolta tutte le forze politiche del
territorio.
Lo fa in particolare Nino Salluce, raccogliendo le intenzioni di
tutti coloro che credono nel riutilizzo produttivo della ex filatura e tessitura di
puglia di Ginosa.
Sarà il giorno anche in cui l’imprenditore individuato dalla
wollo, consulente della miroglio, dovrà presentare un piano industriale.
Solo a
questa condizione i miroglini sono disposti a finanziare l’impresa con parte
della loro mobilità.
“Di imprenditori senza liquidità ne abbiamo visti fin
troppi” dice Salluce, che all’epoca faceva il magazziniere, sfrecciando per i
reparti in piena produzione.
Altrimenti la strada si farà ancora più difficile,
con un solo mese prima della scadenza della cassa in deroga finanziata
eccezionalmente della Regione Puglia.
Al centro Ludovico Vico, ex deputato pd |
E viene fuori anche la dura presa di
posizione dell’ex on. Ludovico Vico al diniego del ministero di concedere altra
cassa.
Pare che altre aziende in
condizioni simili alla miroglio continuino a beneficiarne in tutta Italia,
senza dimenticare che proprio per le dimensioni dell’industrializzazione pugliese
e il lavoro nero le ore di cigs in deroga in Puglia sono certo inferiori a
quelle di altre realtà.
I miroglini rivendicano per la loro vertenza la stessa
attenzione che i politici hanno avuto per il caso bridgestone a Bari.
E fanno
un appello diretto anche al presidente della provincia Gianni Florido ed ai
sindaci di 6 comuni diversi perché nella “nostra fabbrica ci lavora gente che
viene da tutta la provincia, Taranto compresa”.
Con scetticismo è stata accolta
anche la notizia che il ministero ha risolto nel frattempo circa 70 delle oltre
150 crisi industriali presenti ai suoi tavoli.
“Ci chiediamo perché allora il
nostro caso sia di così difficile risoluzione, quando all’inizio della vertenza
addirittura il ministero scelse tra le proposte arrivate quelle di sicura
affidabilità”.
Dopo Intini - dice
Salluce - abbiamo capito che ci stavano prendendo in giro e ci sono bastati
pochi giorni per controllare l’affidabilità degli imprenditori volta per volta
propostici.
E al tavolo i miroglini chiedono che la confindustria continui ad
essere presente, perché non si può tornare indietro rispetto allo sviluppo del
territorio, bisogna trovare un’alternativa industriale insistono i 191 che non
sono riusciti a trovare una ricollocazione.
E’ una vertenza quella di Miroglio,
holding tessile da 1.402 milioni di euro di fatturato nel 2012, che meriterebbe
un libro per gli innumerevoli colpi di scena. Ma ci sono solo due valori al
momento sul tavolo, l’esperienza tessile accumulata dai miroglini quasi tutti
quarantenni e lo stabilimento grande, immenso che sorge in contrada girifalco. Valori
che avrebbero ancora senso se l’Italia non avesse buttato a mare la sua
politica industriale, senza costruire un’alternativa.
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