LATERZA PODOLICHE IN ARRIVO. PASSERANNO QUI L’INVERNO

Le mucche podoliche in arrivo a Laterza. E' una specie il cui allevamento si è attestato soprattutto al Sud

QUOTIDIANO DI PUGLIA 30 DICEMBRE 2013
di Nicola NATALE
La transumanza, che nome magico. 
Le mucche sono arrivate a Laterza da Accettura  in provincia di Matera passando anche da Ginosa. Sono decine e decine di mucche bianche e grige, spesso con lunghe corna che vengono a svernare sulle murge laertine. 
La transumanza è pratica antica e ormai ridottasi a poche decine di pastori che con grandi sacrifici e quasi perpetuando un rito ancestrale compiono i lunghi tragitti che separano i monti lucani dai miti altipiani murgiani. Murge aspre ma mai fredde e soprattutto con tanta erba in questo periodo. 
Ad immortalarle è stata la stessa Mimma Stano, assessore al bilancio del comune di Laterza. 
Fino a qualche anno non erano solo i pastori lucani ad avventurarsi lungo itinerari insoliti ormai noti solo a loro. Erano anche pastori provenienti da piccolissimi paesi dall’Abruzzo che d’inverno vengono spesso coperti dalla neve, di qui la necessità di raggiungere attraverso i tratturi, le calde terre joniche. I tratturi sono sentieri creati nel tempo proprio col continuo passaggio degli animali. 
Nel tempo molte di queste antiche strade sono state coltivate interrompendo percorsi che oggi ritornerebbero utilissimi ai fini delle piste ciclabili, ad uno sviluppo della mobilità lenta o dolce che nell’Europa del nord è molto più diffuso. 
I tratturi tagliano boschi, attraversano vallate e spesso consentono scorciatoie notevoli. A Marina di Ginosa ne esiste uno che viene da Foggia e corre parallelo alla strada per Riva dei Tessali.
Naturalmente la transumanza costituisce oggi una sorta di allevamento eroico, ben diverso da quello praticato ormai quasi generalmente su scala industriale. 
Fatta da chi non ha potuto o voluto passare alle moderne tecniche zootecniche tutte incentrate su un’idea di produzione ben diversa da quella che avevano in mente gli antichi allevatori. 
Difatti la versione italiana dei mitizzati “cowboy” americani, usi (soprattutto quelli che siamo abituati a vedere) ad accompagnare a piedi le proprie bestie. 
I pastori arrivati nei boschi e nelle murge di Laterza affittano i terreni, pagando un canone, ai proprietari o trovando altre forme di corrispettivo. Queste attività ormai marginali rispetto alle rilevantissime attività economiche che si sviluppano intorno al consumo intensivo di carne (i fornelli di Laterza ne sanno qualcosa) potrebbero però avere un utilizzo imprevisto.
A fini turistici o di tutela dello scarsissimo, quindi prezioso, patrimonio boschivo delle murge tarantine. Insomma, se per le nostre strade non si possono vedere le renne, cui ormai l’immaginario collettivo affida le immagini del Natale, l’immagine turisticamente valorizzabile resta quelle di queste mucche dalla carne pregiata e dall’alimentazione naturale.

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