TRASPARENZA IN COMUNE? MOLTI I MARGINI DI MIGLIORAMENTO.

Parlando di trasparenza, un esempio di palazzo in vetro.
 TOD’S Omotesando Building Shibuya-ku, Tokyo, Japan, 2004 di Toyo Ito (architetto).

di Nicola NATALE


Molti i margini di miglioramento in tema di trasparenza. Questo è quello che emerge da una rapida lettura delle ultime delibere e determine licenziate dal Comune di Ginosa post terremoto politico a 5 stelle. 
Si apprende di una costituzione di parte civile del Comune di Ginosa in un procedimento penale innanzi al Tribunale di Taranto, di un ricorso al Tar di Lecce da parte di una società contro l’Ente ginosino, di mediazioni obbligatorie ma non emerge la causa di questi contenziosi
E’ appena il caso di ricordare l’art.3 della Legge n°241 del 1990 e di tutte le altre riforme in materia di trasparenza ed accesso: l’atto deve essere motivato. Si continua invece con i rimandi ad altre delibere o ad allegati non presenti nel corpo del provvedimento. 
Necessità pratica o schermo anti-trasparenza? 
Questa è esattamente la situazione su cui più giuristi hanno insistito atteso che “la conoscibilità degli atti e dei documenti amministrativi diviene il fondamento della democrazia amministrativa degli Stati moderni”. 
Dicendo e scrivendo chiaramente che la pubblicità degli atti (nel nostro caso la pubblicazione sull’albo pretorio informatico comunale) non coincide con la trasparenza “anche se ne costituisce uno dei possibili elementi”. 
La trasparenza è innanzitutto “chiarezza e comprensibilità dell’azione amministrativa”. 
L'attuale sito ufficiale del Comune di Ginosa (19 settembre 2016).
In foto il Castello Normanno divenuto poi Palazzo Baronale.
Sappiamo ad esempio dalla determina n°1045 del 15 settembre 2016 che un avvocato è stato scelto all’ultimo momento perché si avevano solo 5 giorni di tempo prima dell’udienza al Tribunale amministrativo di Lecce, ma non possiamo conoscere agevolmente l’oggetto della causa. 
Cioè il fondamento e la motivazione a base della determina come ricorda il suddetto art.3 della legge 241/90. 
Così come non si capisce a quale procedimento penale il Comune di Ginosa si sia costituito parte civile e perché. Mancano cioè le motivazioni dei provvedimenti senza che queste siano escluse “per espressa indicazione di legge o per effetto di una motivata e temporanea dichiarazione del sindaco” come prescrive l’art.10 del Testo unico degli enti locali. 
Quello che si chiede non è certo la pubblicazione dei nominativi degli interessati.
Una pubblicazione lederebbe la riservatezza dei cittadini interessati da delibere e determine, altra cosa è assicurare la necessaria conoscenza di fatti e atti che coinvolgono i cittadini, il Comune di Ginosa e le sue finanze.
TARANTO, Il Tribunale in Via Marche.
Un altro aspetto che colpisce è il corposo carico legale dell’Ente e la conseguente necessità di continue nomine di legali, attinti da un elenco di avvocati di fiducia. 
Gli abbattimenti delle parcelle sono notevoli ma è naturale chiedersi se l’alto numero di contenziosi non suggerisca al Comune di Ginosa come ad altri, di organizzare un proprio ufficio legale interno. 
MASSAROSA (Lucca)

E’ la scelta fatta dal Comune di Massarosa in provincia di Lucca nel 2002, un Comune delle stesse dimensioni di Ginosa.
Le motivazioni a favore? 
Maggiore economicità, affidamento diretto, impegno a tempo pieno, non pagamento della parcella in caso di sentenza sfavorevole. 
Vincenzo Tarantini,
vicesindaco di Ginosa ed assessore al bilancio
E’ appena il caso di ricordare che il Comune di Ginosa si è impegnato in lunghe cause legali con esborsi ragguardevoli. 
Basti ricordare il caso del milione di lire illegittimo per l’allacciamento singolo all’impianto fognante marinese o l’opposizione all’aumento dei costi di conferimento dei rifiuti in discarica che hanno prodotto sconfitte epocali, letali per le casse dell’ente. 
Situazione delicata confermata dallo stesso vicesindaco Vincenzo Tarantini nel Consiglio Comunale del 13 settembre scorso: “stamattina passando in ragioneria c’erano meno 800mila euro, non posso pagare una fattura da 12mila euro ad un fornitore perché non ci sono i soldi”.

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