ALLARMI, CI HANNO TOLTO GLI SCUOLABUS!
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Un moderno scuolabus. |
di Nicola NATALE
GINOSA - Allarmi, ci
hanno tolto gli scuolabus.
Hanno reagito le mamme che si sono viste negare il
servizio scuolabus dal Comune, portandosi sotto il Municipio in piazza Marconi in mattinata.
Inutilmente però, perché il funzionario competente gli ha indicato il
giorno di ricezione al pubblico (martedì e giovedì dalle 10 alle 12) e di
essere disposto a riceverle solo singolarmente.
Nessun altro al Comune di
Ginosa ha potuto aiutarle, nemmeno per ricevere maggiori spiegazioni.
Nell’ufficio
destinato al commissario prefettizio e ad eventuali altri dipendenti comunali sembrava
non esserci nessuno.
Difatti lo sparuto gruppetto ha citofonato invano
ripromettendosi di tornare domani.
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Le mamme private degli scuolabus mentre andavano via dal Comune. (Ginosa, 7 ottobre 2015) |
Sono dovute andare via in silenzio,
rispettando i rigidi regolamenti imposti per la ricezione dei cittadini.
A non
aver più diritto al servizio di trasporto scolastico sono i bambini di quei
genitori che risiedono <<entro un chilometro in linea d’aria dal plesso
scolastico>> se iscritti alla scuola primaria (elementare).
Le distanze si riducono a 500 metri se si è iscritti alla scuola dell’infanzia (asilo) e aumentano a 1.500 metri se si è iscritti alla scuola secondaria di primo grado (medie).
Le distanze si riducono a 500 metri se si è iscritti alla scuola dell’infanzia (asilo) e aumentano a 1.500 metri se si è iscritti alla scuola secondaria di primo grado (medie).
Questo statuisce il regolamento approvato all’unanimità dal Consiglio
comunale di Ginosa nel novembre del 2006.
Ma, come molti altri regolamenti, finora era stato carta
straccia, oltre al fatto che il servizio di scuolabus non rientra in maniera
esplicita tra i servizi pubblici a domanda individuale previsti dal decreto legge 28 febbraio 1983 n°55, cioè .
Alcuni Comuni, facendo rientrare lo
scuolabus tra le funzioni
amministrative delegate in materia di “assistenza scolastica” (D.P.R. n.
616 del 24.07.1977) avevano risolto per questa via il problema della mancata inserzione del trasporto scolastico tra i servizi a domanda individuale.
Sottigliezze giuridiche che
non interessano certo le mamme, abituate a servirsi finora dello scuolabus per
mandare in sicurezza i loro figli a scuola.
E giammai a pensare di pagarlo
perché finora il costo era stato sempre sostenuto da tutta la collettività.
Ma
le cose sono cambiate dal 1° ottobre 2015 quando una laconica lettera inviata dal
servizio pubblica istruzione di Ginosa gli ha comunicato il “mancato accoglimento della
domanda in quanto non vengono rispettate le distanze tra casa e scuola”. Fine
del servizio il 12 ottobre.
Ma non si tratta solo del taglio di un servizio: dietro
la vicenda ci sarebbero anche <<le
pressioni degli istituti scolastici>> per influenzare le scelte dei
genitori in favore del proprio plesso.
Scelte scolastiche a cui una parte dei
genitori avrebbe <<acconsentito solo perché c’era un trasporto gratuito
e non in preferenza di un plesso rispetto ad un altro>>.
Sulla vicenda si
è speso anche l’ex sindaco Vito De Palma che ha interessato con l’ennesima
lettera il commissario cittadino Malgari Trematerra.
De Palma, oltre a
criticare <<il metodo di calcolo utilizzato>> sottolinea che <<il
servizio pubblico di utilità sociale si era sempre svolto senza alcuna forma di
protesta, in presenza dello stesso regolamento>>.
E’ un servizio, a
parere del coordinatore di forza Italia, <<da rendersi all’intera
comunità locale>>.
Che quindi, a suo parere, deve essere pagato da tutti i contribuenti e non solo da chi ne usufruisce.
Che quindi, a suo parere, deve essere pagato da tutti i contribuenti e non solo da chi ne usufruisce.
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