LOCOMOTIVA ED I SUOI CORTI AL CINEMA: PER REAGIRE AL TORPORE.
I ragazzi di Locomotiva |
di Nicola NATALE
Mandare tutti al
cinema.
E’ questo uno dei principali intenti di cortofest, la rassegna di
cortometraggi iniziata mercoledì scorso al teatro Metropolitan di Ginosa.
La
quarta edizione che avrà altri due appuntamenti il 16 ed il 23 aprile sempre alle venti e trenta dà la
possibilità di guardare ad un prezzo modico il meglio della produzione
internazionale.
Una selezione che è costata mesi di ricerche sul web e di successivi contatti con autori e
produttori. A raccontarcelo è Rocco Giove, il presidente dell’associazione
Locomotiva che da Ginosa si guarda intorno, con un raggio molto largo, per
risvegliare l’interesse per l’arte, la cultura ed altre tematiche sociali.
Rocco Giove, presidente dell'associazione Locomotiva |
“Si
tratta” dice Giove che di anni ha trentatré “di risvegliare i giovani dal
torpore degli ultimi tempi”.
Nel curriculum maturato in tre anni di attività c’è
soprattutto inquinamento artistico, un contenitore anch’esso alla quarta
edizione che esplicitamente vuole riproporre l’arte fuori dai circuiti
ufficiali. Quella che conserva ancora un fondo di artigianalità, si tratti di
fotografia, teatro, pittura o altro. Il tutto alla ricerca di talenti che
possano dimostrare che con la cultura si può mangiare, anche “per non rimanere
rinchiusi nel marasma del nulla”. La versione 4.0 si snoderà quindi nelle
ultime due settimane d’aprile.
Ma per ora a tenere banco è corto fest che in
circa un’ora e mezza a serata sciorina sul grande schermo i messaggi più
pungenti affidati al corto.
L'articolo del Quotidiano di Puglia |
“Un mezzo che in pillole può darti quello che un
film a volte non ti dà” continua Giove “e ci permette di creare un palinsesto
vario a livello emotivo e di contenuti”. Privilegiando le idee e la tematica rispetto
alla perfezione estetica di alcuni corti d’autore.
Uno degli aspetti
interessanti di Locomotiva è che “siamo
dei poveri squattrinati, e questa manifestazione non riceverà alcun contributo
pubblico”.
Per cui non solo gli eventi in genere si autofinanziano ma “i numeri
sono relativi, ci interessa l’approccio della gente, scegliendo messaggi spesso
pungenti ma chiari”.
Per cui c’è la tematica dell’amore, del
razzismo, del sesso, della guerra, della fame, della tecnologia disumanizzante.
Cinquanta cortometraggi provenienti da svariate nazioni che colpiscono in vari
modi.
E raccontano di una generazione che nel fare i conti con la
disoccupazione ha scoperto o riscoperto la sua vocazione artistica. E cerca
magari di farne un mestiere per quanto difficile e velleitario possa sembrare.
In questo senso Locomotiva di Ginosa è un esperimento sociale perché al suo
interno c’è gente che lavora, ma anche disoccupati che scoprono quanto lavoro
c’è nell’organizzare una proposta che abbia un valore sul mercato delle offerte
culturali e non solo.
Con un altro effetto collaterale: quello di cercare il
talento sul territorio, di creargli l’ambiente e le occasioni giuste. Come la
prossima mostra a palazzo Perrone di un ragazzo sedicenne che fa disegni
fantastici con la sua sola biro.
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