LASCIA INTERDETTI LA NEUROPSICOARTE DI PACILIO. MA E’ ORIGINALISSIMA. Al palazzo Perrone fino al 2 maggio.
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Alfredo Pacilio, artista ed arteterapeuta durante un'esperienza di neuropsicoarte |
di Nicola NATALE
I ragazzi di
Locomotiva l’hanno combinata grossa.
Ospitare a palazzo Perrone a Ginosa un
percorso di neuropsicoarte di Alfredo Pacilio è una sfida diretta alla comune concezione dell’arte.
Del resto lo hanno detto
esplicitamente di voler fare “inquinamento artistico”. Innanzitutto bisogna
dire che questo artista e arteterapeuta con radici a Lecce ed esperienze e
vissuto internazionale, lavora da più di dieci anni ad elaborare la sua
originalissima forma di studio e decostruzione delle nostre sensazioni più
intime, dei nostri riflessi più elementari.
In altre parole tradurre
esperimenti neuroscientifici e psicologici in esperienze d’arte.
Ci si sente un
po’ cavie, ma ci si apre ad una esperienza che ha pochi riscontri (almeno oggi
e nei nostri contesti).
Con un’occhiata al futuro quando “con gli sviluppi
della rTMS (stimolazione magnetica transcranica ripetitiva) si potranno creare
delle reti neurali assolutamente diverse da quelle geneticamente programmate”.
Le
cabine, ora nere, che si visitano in maniera guidata servono a farci percepire
in maniera distinta la nostra volontà, l’attenzione, l’autoconsapevolezza in
una maniera che difficilmente ci si può aspettare. Anche da chi è ormai avvezzo
ai messaggi provocatori dell’arte moderna.
Anzi, Pacilio precisa che non vuole
lanciare nessun messaggio ma fare in modo che le esperienze d’arte che derivano
siano “autocreazioni della mente”.
La sua arte fonde neuroscienza, psicologia e
psichiatria proprio per “giocare” con le nostre sensazioni e le nostre paure.
Capire
i messaggi posti all’inizio di ogni perfomance (che unisce la tecnologia dei
miniproiettori e riproduttori a mezzi assolutamente archetipici come la sedia o un cerchione di bicicletta) è
un’impresa per chi non mastica scienze psicologiche.
Anche perché nel
frattempo ci si chiede, con una certa preoccupazione, cosa si svolga nelle cabine. E’ un’esperienza
piacevole, e solo a tratti inquietante.
Qualcuna di queste performance vorrebbe
risvegliare problemi “filosofici”.
I primi a fare l’incontro con il singolare
percorso artistico/scientifico di Pacilio sono stati i messicani. Nella
galleria Apeiron di Cancun nel 2004 ci furono le prime installazioni dove a realizzare
l’opera è di fatto non solo
l’autore ma soprattutto il visitatore, il fruitore.
Il quale interagisce
direttamente con scene raccapriccianti senza che queste possano turbarlo oppure
sentire buoni odori associati a sensazioni tattili contrastanti.
ARTE INSTABILE A GINOSA
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Giuseppe Taccardi (opera di) |
La “poetica” di Pacilio è visibile al primo
piano di palazzo Perrone in corso v.emanuele a Ginosa dal 17 aprile al 2 maggio
dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 21 escluso il giorno di Pasquetta.
E’
accompagnata da una mostra fotografica sviluppata sulla base di un tema sonoro da
diversi artisti/fotografi e da una personale di Giuseppe Taccardi, giovanissimo
artista nato a Matera nel 1998.
Taccardi utilizza china, pastelli,
acquerello ma si è già diretto verso lo studio del dipinto con colori acrilici.
Notevole una sua opera che mostra uomini senza volto identificati da un
codice a barre, quindi merci, e da lontano una piramide sormontata da un’occhio
divino.
Non c’è che dire, le vie dell’arte contemporanea si sono aperte anche a
Ginosa grazie a Locomotiva, associazione che non percepisce contributi pubblici
ed ha denominato il trittico di mostre e poetica “arte instabile”.
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