NATUZZI: "SOLIDARIETA’ SI, MA LO STABILIMENTO DI GINOSA VA CHIUSO". La risposta all'appello di De Palma.
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Pasquale Natuzzi, presidente ed amministratore del gruppo omonimo |
di Nicola NATALE
Indietro non si
torna, lo stabilimento di Ginosa chiude.
E’ lo stesso Pasquale Natuzzi a
rispondere, una settimana dopo, al sindaco di Ginosa Vito De Palma che gli
chiedeva di rinviare la chiusura dello stabilimento a seguito dell’alluvione.
“Ma
questa decisione non va in direzione di un disimpegno del gruppo nel
territorio” si affretta a chiarire il presidente del gruppo specializzato in
divani e complementi d’arredo.
“Ginosa” aggiunge “è parte integrante dell’economia
del distretto, la chiusura prevista nel piano industriale fa parte di una serie
di interventi finalizzati al rilancio del gruppo e alla salvaguardia dei
lavoratori”.
Ginosa, lo stabilimento Natuzzi chiuderà entro novembre 2013 |
Insomma chiudere Ginosa per salvare il resto sembra voler dire la
lettera inviata da Natuzzi al primo cittadino De Palma.
Quest’ultimo gli
chiedeva “un segnale forte e di grandissima solidarietà in un momento di grande
difficoltà”.
Tuttavia l’obiettivo ha ricordato ancora nella sua risposta il
presidente Natuzzi è rilanciare le produzioni di Puglia e Basilicata:
“rallentare o rinviare l’esecuzione di un piano finalizzato a mettere in sicurezza
le produzioni made in Italy, rappresenterebbe un atto estremamente rischioso
per la riuscita dello stesso, soprattutto in questi particolare momento
storico”.
Il presidente aggiunge ancora che il gruppo sarà parte attiva in
iniziative di responsabilità sociale come quando, all’indomani dell’alluvione
di Marina di Ginosa nel 2011, donò a famiglie bisognose un salotto nuovo per
ri-arredare le case invase dal fango.
Nella sua lettera Pasquale Natuzzi non
manca di esprimere i “più profondi sentimenti di cordoglio per le vittime
dell’alluvione e la mia piena solidarietà per le disastrose conseguenze
provocate a tante famiglie e all’economia della città”.
Natuzzi si chiede
inoltre se non occorra intervenire a monte per evitare tali disgrazie
assicurando il sostegno suo e del gruppo “affinchè lo Stato e tutti gli enti tutelino
le aree a rischio idrogeologico come Ginosa e vi destinino risorse e mezzi”.
Insomma,
sì alla solidarietà, no allo stravolgimento di un piano industriale concordato con
tutte le parti: “il pieno rispetto dei tempi della nostra tabella di marcia, descritta
nell’accordo firmato da tutte le parti al mise, ha un ruolo vitale nella
finalizzazione del piano industriale”.
Come si ricorderà l’accordo, pur
fortemente criticato, congela il numero degli esuberi a 1.506, riducendoli di
circa 220 unità rispetto alla cifra avanzata inizialmente dal gruppo di
Santeramo in Colle (Bari) e allunga di un ulteriore anno la cassa integrazione
in deroga di cui il gruppo e i lavoratori usufruiscono da più anni.
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I prodotti Natuzzi |
Naturalmente
il fronte comunicazione della Natuzzi non si ferma qui e intanto cerca di
dialogare il più possibile con i circa quattrocento dipendenti dello stabilimento
di Ginosa che dal giorno 8 novembre cesseranno la produzione.
Si inizierà dal
cucito per finire alla manutenzione che sarà chiamata a porre in sicurezza gli
impianti.
Dopo la chiusura dello stabilimento, tutti i lavoratori saranno in
cassa a zero ore fino a fine 2013 ed una commissione speciale sarà chiamata ad
individuare quelli che, in accordo con la legge Biagi, potranno ancora lavorare
negli stabilimenti rimasti. Saranno pochissimi purtroppo quelli di Ginosa,
poiché l’età è relativamente bassa e la legge 223/91 considera anzianità di
servizio, carichi familiari ed esigenze tecnico produttive come criteri
dirimenti.
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