NATUZZI: "SOLIDARIETA’ SI, MA LO STABILIMENTO DI GINOSA VA CHIUSO". La risposta all'appello di De Palma.


Pasquale Natuzzi,
presidente ed amministratore del gruppo omonimo 
QUOTIDIANO DI PUGLIA 25 OTTOBRE
di Nicola NATALE
Indietro non si torna, lo stabilimento di Ginosa chiude. 
E’ lo stesso Pasquale Natuzzi a rispondere, una settimana dopo, al sindaco di Ginosa Vito De Palma che gli chiedeva di rinviare la chiusura dello stabilimento a seguito dell’alluvione. 
Ma questa decisione non va in direzione di un disimpegno del gruppo nel territorio” si affretta a chiarire il presidente del gruppo specializzato in divani e complementi d’arredo. 
Ginosa” aggiunge “è parte integrante dell’economia del distretto, la chiusura prevista nel piano industriale fa parte di una serie di interventi finalizzati al rilancio del gruppo e alla salvaguardia dei lavoratori”. 
Ginosa, lo stabilimento Natuzzi chiuderà entro novembre 2013
Insomma chiudere Ginosa per salvare il resto sembra voler dire la lettera inviata da Natuzzi al primo cittadino De Palma. 
Quest’ultimo gli chiedeva “un segnale forte e di grandissima solidarietà in un momento di grande difficoltà”. 
Tuttavia l’obiettivo ha ricordato ancora nella sua risposta il presidente Natuzzi è rilanciare le produzioni di Puglia e Basilicata: “rallentare o rinviare l’esecuzione di un piano finalizzato a mettere in sicurezza le produzioni made in Italy, rappresenterebbe un atto estremamente rischioso per la riuscita dello stesso, soprattutto in questi particolare momento storico”. 
Il presidente aggiunge ancora che il gruppo sarà parte attiva in iniziative di responsabilità sociale come quando, all’indomani dell’alluvione di Marina di Ginosa nel 2011, donò a famiglie bisognose un salotto nuovo per ri-arredare le case invase dal fango. 
Nella sua lettera Pasquale Natuzzi non manca di esprimere i “più profondi sentimenti di cordoglio per le vittime dell’alluvione e la mia piena solidarietà per le disastrose conseguenze provocate a tante famiglie e all’economia della città”. 
Natuzzi si chiede inoltre se non occorra intervenire a monte per evitare tali disgrazie assicurando il sostegno suo e del gruppo “affinchè lo Stato e tutti gli enti tutelino le aree a rischio idrogeologico come Ginosa e vi destinino risorse e mezzi”. 
Insomma, sì alla solidarietà, no allo stravolgimento di un piano industriale concordato con tutte le parti: “il pieno rispetto dei tempi della nostra tabella di marcia, descritta nell’accordo firmato da tutte le parti al mise, ha un ruolo vitale nella finalizzazione del piano industriale”. 
Come si ricorderà l’accordo, pur fortemente criticato, congela il numero degli esuberi a 1.506, riducendoli di circa 220 unità rispetto alla cifra avanzata inizialmente dal gruppo di Santeramo in Colle (Bari) e allunga di un ulteriore anno la cassa integrazione in deroga di cui il gruppo e i lavoratori usufruiscono da più anni. 
I prodotti Natuzzi
Naturalmente il fronte comunicazione della Natuzzi non si ferma qui e intanto cerca di dialogare il più possibile con i circa quattrocento dipendenti dello stabilimento di Ginosa che dal giorno 8 novembre cesseranno la produzione. 
Si inizierà dal cucito per finire alla manutenzione che sarà chiamata a porre in sicurezza gli impianti. 
Dopo la chiusura dello stabilimento, tutti i lavoratori saranno in cassa a zero ore fino a fine 2013 ed una commissione speciale sarà chiamata ad individuare quelli che, in accordo con la legge Biagi, potranno ancora lavorare negli stabilimenti rimasti. Saranno pochissimi purtroppo quelli di Ginosa, poiché l’età è relativamente bassa e la legge 223/91 considera anzianità di servizio, carichi familiari ed esigenze tecnico produttive come criteri dirimenti.

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