POLIAMBULATORIO: SCAMBIANO PER MAL DI STOMACO UN INFARTO.
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Ginosa il poliambulatorio di via palatrasio |
di Nicola NATALE
Se i fatti non
fossero veri, si crederebbe ad un attacco concentrico al poliambulatorio di
Ginosa.
L’ultimo, grave
disservizio è stato reso noto solo ieri.
Giovedì scorso, 17 ottobre a V.B., una
donna ginosina di 43 anni, il medico di guardia non avrebbe saputo riconoscere
i sintomi di un infarto, scambiandoli per un banale male di stomaco.
La donna è
stata poi accompagnata dal marito al pronto soccorso di Matera, distante ventisette
chilometri da Ginosa. Qui i medici le avrebbero riferito che anche qualche
minuto di ritardo le sarebbe stato fatale.
La notizia è stata riportata dalla
stessa vittima della diagnosi errata.
La donna ha dichiarato che "i sintomi noti
anche ai non medici di un possibile infarto in corso" non sono bastati a instillare
nel personale sanitario presente il dubbio su cosa le stesse accadendo.
Alla
signora sarebbe stato somministrato un anti-acido, senza provvedere ad
allertare il 118 poiché l’urgenza non era stata riconosciuta.
Ma dal
poliambulatorio si chiedono perché lei stessa non ha chiamato direttamente il
118 che sarebbe potuto arrivare prontamente anche a domicilio della signora.
Il tutto è
iniziato alle otto meno un quarto di mattina quando la signora colta da malore si
è recata alla guardia medica presso il poliambulatorio.
Qui, dopo una ventina
di minuti l’ha raggiunta il marito il quale vedendo “che non era stato attivato
nemmeno il 118 per l’accertamento della criticità con l’ausilio del
cardiogramma” ha chiesto spiegazioni.
Spiegazioni che non lo hanno convinto
anche perché la situazione tendeva a peggiorare, di lì la decisione a “proprio rischio e pericolo” di portare
la propria moglie a Matera, dove l’emergenza sarebbe stata riconosciuta e
trattata appropriatamente.
L’accaduto è stato reso noto per esortare gli stessi
“cittadini di Ginosa a non restare
inermi davanti a queste situazioni ma a denunciare in maniera serena perché
tali episodi non si ripetano più”.
La donna, consapevole di avere rischiato la
vita, si chiede “a cosa serve la guardia medica se non è in grado di dare
nemmeno il primo soccorso e riconoscere tali sintomi”.
La disavventura rischia
di arrivare (secondo la denuncia diffusa via web dalla signora) alla regione
Puglia dalla quale dipendono le asl. All’ente di via Capruzzi a Bari si chiede
se vi siano stati altri casi di malasanità nella stessa guardia medica ed ai
cittadini che li avessero subiti di renderli pubblici.
La
pubblicazione della notizia sul web ha creato una selva infinita di commenti
indignati e condivisioni, scatenando anche un’ondata di richieste di chiarimenti
in merito al fatto accaduto.
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Dr. Vito Colacicco, responsabile ad interim del distretto socio-sanitario locale |
Chiarimenti che non sono mancati dal responsabile
ad interim del distretto socio-sanitario dott. Vito Colacicco.
Il quale,
fermo restando eventuali responsabilità soggettive in merito all’accaduto, si
chiede perché non sia intervenuto il punto di primo intervento che dopo le otto
funge da distaccamento del servizio di pronto soccorso dell’ospedale di
Castellaneta.
Ma soprattutto perché “non si sia chiamato direttamente il 118 e
dopo le otto lo stesso medico curante, che non a caso ha una
conoscenza diretta del paziente in questione e può interpretare al meglio i
vari sintomi”.
In ogni caso il dr. Colacicco ricorda che gli interventi, la
professionalità e la dedizione di ogni addetto al poliambulatorio non sono in
discussione e che la presenza del tribunale del malato, proprio all’interno
della struttura è un elemento continuo di stimolo e di confronto per operare
sempre al meglio. Una cosa però dice deve esser chiara: “ci si deve rivolgere
al servizio, cioè alla rete dell’emergenza-urgenza per avere interventi
appropriati, non alla persona”. “Il 118 di Taranto annovera le migliori casistiche a livello
nazionale: si può e si deve chiamarlo con grande tranquillità in caso di
emergenza”.
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