MIROGLINI/LETTERA A CAROLI, SUI PROSSIMI INVESTITORI DETTIAMO NOI LE GARANZIE
Uno dei striscioni esposti durante la protesta presso lo stabilimento |
QUOTIDIANO DI PUGLIA 27 sett. 2013
di Nicola NATALE
“La nostra
lettera a Vendola aveva un significato più profondo, non certo sminuire il
lavoro dell’assessorato”.
I 181 lavoratori ex-miroglio questa volta scrivono all’assessore
regionale al lavoro Leo Caroli, dopo aver scritto al presidente della regione
Nichi Vendola domenica scorsa.
Caroli, nella sua nota di martedì all’indomani
dell’incontro romano aveva scritto: “c’è stato un continuo ed intenso lavoro
preparatorio, che ha coinvolto tutte le istituzioni locali ed ha visto in prima
linea la Regione Puglia e le sue tecnostrutture”. Per poi concludere “Vorrei che
lo straordinario valore aggiunto rappresentato da questa sinergia venisse adeguatamente
considerato dai “miroglini” autori della lettera aperta a Nichi Vendola: il
Presidente non li ha abbandonati, né lo farà mai!”.
I rilievi fatti
dall’assessore in via ufficiale non devono essere passati inosservati ed i
miroglini hanno preferito ribadire che quella lettera “non voleva essere una
critica al lavoro fin qui svolto da parte della sua persona”, cioè del presidente Vendola.
Tuttavia i lavoratori ormai in mobilità scrivono che il fallimento Q.bell (n.d.r. il quinto nei quattro anni
di vertenza) ha “gettato nello sconforto totale tutte le famiglie” dopo che
avevano iniziato a sperare in un ritorno alla normalità, ad “uno sogno chiamato
lavoro, parola rara al giorno d’oggi”. Sogno infranto da “gente senza scrupoli,
brava solamente a distruggere il tessuto sociale di un territorio”. Per questo
dicono all’assessore chiamandolo per nome: “sai Leo, siamo stanchi, ma stanchi
sul serio di essere illusi e subito
dopo disillusi, di essere
ridicolizzati da persone esterne
brava solo a criticare”.
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Leo Caroli, assessore regionale al lavoro |
Gli operai ribadiscono che ai gruppi subentrati
deve essere chiarito subito che il pacchetto d’aiuti (contributo
all’assunzione, stabilimento, sgravi fiscali, fondi regionali) é sempre quello
dell’accordo del 9 luglio 2012 ma “ma le modalità di cessione degli stabilimenti, della parte
economica e di altre forme di garanzia le
decideranno i lavoratori con le organizzazioni sindacali territoriali e con i loro sindaci
rapportandosi costantemente con le istituzioni ministeriali e regionali”.
In
sostanza non più deleghe in bianco, se mai ve ne sono state.
Concetto che viene
chiarito meglio dalla frase conclusiva “noi non trattiamo più sul forse, sul
vediamo, sul faremo da parte di chi vuole subentrare negli opifici Miroglio,
devono fare fatti concreti, devono essere seri come lo siamo noi”.
Una lettera quindi estremamente
diplomatica all’avvio ma chiara fino alla durezza nei toni finali, indizio
forse di relazioni tese anche all’interno di un progetto comune: salvare quel
che resta della scarsa industrializzazione della provincia jonica. I miroglini
si riuniranno ancora una volta nei prossimi giorni per decidere le forme di
garanzia da sottoporre al tavolo ministeriale in vista dell’incontro del 21
ottobre.
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