DEPOSITO NAZIONALE, IL DIBATTITO NELLA TERRA DELLE GRAVINE.
Un render del futuro deposito nazionale tratto dal sito Sogin S.p.a.
QUOTIDIANO DI PUGLIA 7 GENNAIO 2021
VERSIONE ORIGINALE ED INTEGRALE
di Nicola NATALE
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Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto |
Tra le reazioni più significative quelle del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che causticamente osserva: “scorie nucleari, ex Ilva e bonifiche al palo, è questo il cantiere Taranto che ha in mente il Governo?”.
“Davvero non c’era niente di meglio a cui pensare?” incalza. “Nel bel mezzo di una pericolosa crisi di governo e con tutto il danno che si sta cagionando alla scuola, alla sanità ed al sistema di imprese con i ritardi ed i litigi sull’impiego dei fondi del Recovery Plan e del Mes?”.
Per il primo cittadino di Taranto “dopo il vergognoso piano sull’ex Ilva non c’era bisogno di appesantire ulteriormente il clima, mentre invece la Presidenza del Consiglio dei Ministri non trova il modo di fornirci una data per il tavolo dell’accordo di programma sul mostro siderurgico”.
Punto cruciale, sollevato ancora una volta, lo stato di avanzamento delle bonifiche affidate al commissario di governo.
“Dal capoluogo” conclude il sindaco Melucci “non possiamo che associarci completamente al grido lanciato dal presidente della Provincia Giovanni Gugliotti e di altri colleghi amministratori, sono fiducioso che il governatore Michele Emiliano difenderà gli interessi della Puglia”.
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Michele Mazzarano, consigliere regionale |
“Ma soprattutto” affonda “è una scelta stravagante perché ci si dimentica che l’intera area indicata come idonea per i rifiuti nucleari, e cioè l’area murgiana che va da Matera fino a Laterza, è rinata in questi ultimi anni grazie alle iniziative messe in campo con Matera Capitale Europea della Cultura”.
Tutte iniziative che, secondo il consigliere Mazzarano, “un sito nucleare come quello previsto dal governo finirebbe con il radere al suolo”.
Ma non tutti la pensano così.
Giuseppe Bitetti, tecnico di radioprotezione presso JRC |
Giuseppe Bitetti, tecnico di radioprotezione presso JRC ad Ispra (Varese) esprime invece un parere decisamente favorevole.
“Ad oggi, il 99% del combustibile irraggiato nelle centrali di Caorso, Latina, Trino e Garigliano è stato inviato per essere riprocessato negli impianti Eurochemic in Belgio, La Hague in Francia e Sellafield nel Regno Unito” esordisce Bitetti.
Sarebbero quindi solo 13 le tonnellate di combustibile irraggiato prodotte dall’esercizio delle centrali di Trino e Garigliano, oggi stoccate in Italia da conferire nel deposito nazionale.
“Per esperienza acquisita nei vari siti nucleari” sostiene Bitetti “posso dire con assoluta franchezza che avere un centro unico di stoccaggio di rifiuti nucleari che adopera processi innovativi di ultimissima generazione non comporta nessun rischio”.
“E’ tutto sigillato con regole di contenimento molto severe e con un programma di sorveglianza ambientale di assoluta validità”.
“In questi ambienti, ogni giorno, vedo un elevato flusso di ricercatori e professionisti del settore che sviluppano programmi di ricerca da tutto il mondo, avere un centro unico di stoccaggio di questo tipo significa dotarsi di un trampolino di lancio per i settori della ricerca tecnologica oltre a attrarre occupazione qualificata”.
“Sono tutti elementi per un’ottima riqualificazione di carattere produttivo, tecnologico e scientifico, chi giudica questa realtà come una soluzione penalizzante per il proprio territorio, non sa di cosa sta parlando”.
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