NATUZZI IL CONFRONTO RIPARTE IL 5 SETTEMBRE. IN BALLO 1726 ESUBERI
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Natuzzi lo stabilimento jesce1 a Matera |
di Nicola NATALE
La ripresa se
c’è non si vede, soprattutto per i lavoratori della Natuzzi minacciati da un annunciato
piano di esuberi per 1.726 di loro. Se ne discuterà giovedì 5 settembre alle 11
presso federlegno a Roma dove l’azienda ha convocato i sindacati per un
ulteriore incontro che fa seguito a quello del 26 luglio scorso.
Una
comunicazione successiva fatta ad agosto è stata di fatto ignorata, ma è
probabile che i contatti non siano affatto cessati durante le ferie.
Quella di
Natuzzi è la più grossa crisi aziendale sul territorio, non solo per il numero,
ma anche perché rende evidente la difficoltà del manifatturiero italiano di
fronte alla concorrenza spietata dei paesi a basso costo del lavoro.
L’obiettivo
dei sindacati è ridurre sensibilmente questo numero: solo a Ginosa lo
stabilimento in chiusura ad ottobre occupa 428 addetti.
Da parte aziendale c’è
la promessa di realizzare un nuovo brand “italia attraction” con il lancio di 20
nuovi modelli, di aprire nuovi punti vendita soprattutto nei paesi emergenti
come il Brasile, dove Natuzzi produce già con propri stabilimenti. E soprattutto come riportato dal sole 24 ore la decisione di riportare in Italia commesse realizzate per Ikea.
La
delocalizzazione produttiva è stata avviata da tempo in Cina e Romania ed è
stata proprio questa, assieme al contrarsi della domanda europea, a determinare
gli esuberi appulo-lucani.
Lo stabilimento di Ginosa in contrada bandiera occupa 428 dipendenti |
Le conseguenze sarebbero disastrose per gli
stabilimenti di Ginosa e Matera con l’annunciata chiusura ad ottobre ma anche
per i restanti sette siti, con tagli che interessano anche la “centrale” di
Santeramo in Colle, il cuore del gruppo specializzato nei divani.
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La firma dell'accordo a Roma con il vicepresidente della regione Capone ed il sindaco Vito De Palma |
Si va
probabilmente verso una soluzione di compromesso con la messa in mobilità di un
numero ridotto di lavoratori rispetto ai desiderata aziendali ed il reimpiego
di una parte di loro nei nuovi progetti che saranno destinatari di finanziamenti
in base all’accordo di programma firmato a Roma il 9 febbraio del 2013.
Un
accordo che però passa anche per la riduzione del costo del lavoro del 30% che Pasquale
Natuzzi in persona ha più volte dichiarato essere troppo alto, prendendosela
anche con i conto-lavoro fatti da operai stranieri in Italia. Pratica cui però lui stesso ha fatto prima ricorso secondo alcuni.
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Pasquale Natuzzi, fondatore, presidente ed amministratore delegato del gruppo omonimo |
Insomma trattative complesse per il fatto di dover mettere
insieme costo del lavoro, innovazioni di processo e di prodotto, in uno
scenario in continuo cambiamento, di forte concorrenzialità che costringe a mettere da parte i
diritti dei lavoratori, per primo quello a conservare il loro posto di lavoro.
Come è ormai chiaro c’è bisogno di una nuova politica industriale, non essendo sufficiente lo sviluppo delineato dall’accordo di programma nei
settori della “casa intelligente” e dell’eco-arredo.
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