NATUZZI, IV GIORNO DI SCIOPERO. L'AZIENDA: NON ANDIAMO VIA DALL'ITALIA
QUOTIDIANO DI PUGLIA 15 GIUGNO 2013
Il servizio realizzato da Sky davanti allo stabilimento di Laterza |
di Nicola NATALE
Ed oggi siamo al
quarto giorno di sciopero.
Lo stabilimento natuzzi di Laterza assediato da
operaie ed operai stanchi e tesi dopo le lunghe interminabili giornate davanti
ai cancelli e sotto il sole. Dal quartier generale di Santeramo in via
iazzitiello intorno alle diciotto escludono lo spostamento delle produzioni del
marchio natuzzi italia dagli stabilimenti italiani a quelli esteri.
Continueremo
a batterci dicono “per rafforzare il ruolo di protagonisti del made in italy e
ambasciatori dell’eccellenza italiana nel mondo” ma poi non aggiungono
null’altro che non abbiano già ripetuto. Vale a dire “la riorganizzazione del
proprio assetto in Italia che ha come obiettivo prioritario la salvaguardia
dell’azienda”.
Già, l’azienda, ed i lavoratori che le hanno dedicato sabati,
domeniche e lunghi turni frenetici sotto l’incubo dei minuti?
Pasquale Natuzzi, presidente dell'omonimo gruppo |
E’ in atto risponde
la proprietà “una grave crisi che ha visto scendere gli addetti al mobile
imbottito da 14mila dei primi anni 2000 ai 6mila del 2012 con concorrenza
sleale, lavoro nero e la pressione sui prezzi esercitata dai produttori dei
paesi emergenti, dalle difficoltà del settore immobiliare e dell’arredo”.
Per il gruppo l’unica soluzione è
“l’aumento della competitività” ma molti dipendenti ne hanno abbastanza del
mantra che risuona ormai da anni.
Sono giorni difficili, con gli operai che da
soli hanno chiesto di scioperare. Ne sono sorpresi persino i rappresentanti
sindacali. In tanti anni dicono non avevano mai sentito richiedere con tanta
forza iniziative al sindacato, addirittura il blocco della statale 106.
Lo stabilimento Natuzzi nella zona artigianale di Ginosa (Taranto) |
Parla anche
un’operaia di Ginosa, dove sorge un altro immenso stabilimento Natuzzi che
circa una decina di anni fa varò queste due portaerei nel tarantino: “vogliamo
risposte chiare, perché abbiamo mutui da pagare e già con lo stipendio da mille
euro in una famiglia non è facile andare avanti”.
Ma nella nota rilasciata
l’unica conferma è la volontà di
collaborare con istituzioni e parti sociali per continuare ad essere quello che
la Natuzzi è sempre stata: una formidabile fabbrica di divani di qualità
artigianale realizzati con ritmi industriali.
Verso l’una arriva anche Silvano
Penna, segretario regionale fillea cgil che parla soprattutto del futuro e
invita i propri sindacalisti a non fossilizzarsi sulla richiesta pur giusta di
rivedere il calendario di lavoro per distribuire il poco lavoro tra tutti, ma a
capire quel che attende i lavoratori tra quattro mesi. Anche lui rigetta al
mittente come tutti gli operai interpellati l’accusa di scarsa produttività.
Un’altra dipendente non fa che ripetere quel che tutti sanno, la grandezza del
gruppo è nata qui, in questi territori al confine tra Puglia e Basilicata ed
invece “ora si vorrebbe produrre dovunque amplificando solo l’italianità del
marchio, quello che ormai tutti chiamano italian sounding”.
La palla si sposta a
Bari dove è previsto una convocazione del tavolo regionale di crisi per mercoledì 19
giugno ed uno sciopero di tutti i dipendenti venerdì 28 giugno con
manifestazioni sotto la prefettura e l’ufficio del governatore Nichi Vendola.
Intanto la deputata sel Donatella
Duranti deposita con i suoi colleghi un’interrogazione parlamentare che punta a
conoscere i motivi della mancata presentazione da parte dell’azienda di alcun
progetto per usufruire dei 101 milioni di euro messi a disposizione da governo
per il 60% e regione per il 40% con l’accordo di programma divenuto ormai
famoso.
A questo sembra rispondere
indirettamente il patron Natuzzi che invece parla da Milano in un forum
organizzato da federlegno “di averne spesi 41 dalll’ottobre 2011 per aprire
negozi e firmare accordi con il sindacato”. Che ripete con Giulio Colecchia,
segretario generale cisl puglia “di presentare il piano industriale annunciato
per giugno e di non andare oltre per non mettere in crisi la scelta della
regione puglia di non mettere al bando le sue risorse impegnate in
quell’accordo”.
Mentre Antonio Stasi della fillea cgil denuncia le pressioni esercitate
soprattutto sugli operai in cigs per farli tornare al lavoro già da lunedì che
rischiano di far “saltare ogni tipo di ragionamento sereno”.
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