I SINDACATI A NATUZZI: "INACCETTABILI GLI ESUBERI STRUTTURALI"


Natuzzi: assembramento allo stabilimento di Laterza, prima dell'intervista televisiva a Sky

QUOTIDIANO DI PUGLIA 18 GIUGNO 2013
di Nicola NATALE
La globalizzazione lascia sul campo migliaia di lavoratori europei, forse milioni. 
Ma i lavoratori natuzzi non ci stanno e vogliono sapere che fine faranno tra quattro mesi, quando scadrà la loro cassa integrazione straordinaria. 
Con loro si schierano compatti i segretari provinciali dei maggiori sindacati. La nota rilasciata da Luigi D’Isabella (cgil)  Daniela Fumarola (cisl) e Giancarlo Turi (uil) non fa sconti e non cambia di un tono rispetto alle dichiarazioni partite dalla tenda beige montata all’esterno dello stabilimento di Laterza o dalla manifestazione tenutasi ieri davanti al quartier generale di Santeramo, in provincia di Bari. 
Natuzzi deve “modificare questo atteggiamento inaccettabile” e “presentare progetti progetti per il rilancio del settore” dicono i vertici delle organizzazioni sindacali. 
L'interno della tenda montata all'esterno dello stabilimento di Laterza
Queste in pillole le richieste che vengono da Taranto, nella cui provincia a Ginosa e Laterza sorgono due grandi stabilimenti Natuzzi inaugurati circa una decina di anni fa. Ed è da Laterza che è partita la protesta che giunge ormai al sesto giorno e che ha bloccato gli altri stabilimenti. Il taglio centralizzato dei materiali di copertura dei divani si fa negli immensi, razionali, tecnologici reparti immersi nella pre-murgia laertina: senza i rivestimenti gli altri stabilimenti sono stati costretti al fermo produttivo. 
La protesta comincia a raccogliere adesioni insospettate ed anche gli stabilimenti originariamente in fermo hanno preferito unirsi alla protesta solidarizzando con gli operai che stanno lì, a cuocersi al sole in contrada madonna delle grazie, a due passi da Laterza. Persino i più vicini all’azienda e alle ragioni della produzione, cominciano a chiedersi se la campana non suonerà anche per loro. 
E sul punto intervengono i segretari ricordando che “nonostante anni di ammortizzatori sociali che hanno visto lavoratrici e lavoratori fare forti sacrifici in merito al salario ed alla produttività, gli esuberi sono passati da 400 del 2006 ai 1900 di oggi”. 
Come se le azioni di riconversione e rilancio per cui viene concessa la cassa integrazione straordinaria non si fossero mai realizzate o fossero state completamente inefficaci. 
Non è un caso forse che i segretari accusino la dirigenza di aver “scaricato sulle maestranze le inefficienze di un gruppo che ha via via trasferito ordini e conoscenze e professionalità all’estero svuotando di fatto gli stabilimenti italiani”. 
Antonello Zicari,
dipendente e sindacalista
presso natuzzi
Sui tavoli di concertazione, come ci conferma Antonello Zicari, dipendente e rsu natuzzi, è stato più volte denunciato che “tutte le trasferte che lavorano all’estero sono scaricate sui centri di costo italiani” contribuendo così ad alimentare le performance negative che giustificano ulteriormente gli esuberi. 
Come se non bastasse la normale slealtà del diverso costo del lavoro, della diversa imposizione fiscale, delle legislazioni più leggere in tema di obblighi di sicurezza e caratteristiche di macchinari e siti produttivi a far pendere la bilancia in favore dell’abbandono dei siti produttivi italiani. 
Anche se questo il gruppo Natuzzi lo smentisce fortemente nel suo comunicato del 14 Giugno: “il marchio Natuzzi Italia non è stato de-localizzato negli stabilimenti di Cina, Brasile e Romania ma anzi è protagonista del made in Italy ed ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo”. 
Insomma un assedio alla dirigenza ed alla proprietà che cambia continuamente i top manager modificando i soggetti del confronto con la controparte sindacale che invece vorrebbe un management autorevole, capace di prendere decisioni. 
Alla Natuzzi si ripete tristemente il copione recitato con Miroglio e Tbm, per stare al solo territorio di Ginosa, vale a dire lavoratori messi in crisi nel momento più delicato della loro vita professionale, cioè fra trenta e quarant’anni, quando la riqualificazione professionale diventa per molti un miraggio. Una generazione usa e getta. Che soprattutto non capisce perché non si attivi l’accordo di programma tra ministero e regioni Puglia e Basilicata ed azienda. 
Un accordo da centouno milioni di euro inseguito ed atteso da anni che ora di colpo sembra non aver alcuna importanza, rispetto alla “grave crisi che ha colpito il distretto del mobile imbottito”.  
Con molta calma, con altrettanta determinazione da Taranto e dai tre segretari viene l’invito a impegnarsi nell’innovazione di prodotto e di processo. E forse qualcosa sta accadendo se è vero che in autunno dovrebbe essere lanciata una nuova linea di poltrone intelligenti dal nome “revive” e una linea di letti. Per ora sul mercato ci sono i modelli motion con sistema relax ma quello che chiedono i lavoratori è di rimettersi al lavoro.

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