LATERZA MOSTRE / RAFFAELLO D’ACCOLTI E LA RIVOLUZIONE ALLEGRA.
di Nicola NATALE
Si è inaugurata domenica scorsa la personale d’arte di Raffaello D’Accolti al palazzo marchesale. Mostra a cura di Nicola Zilio e con coordinamento generale delle Officine Culturali Arthemisia.
Si è inaugurata domenica scorsa la personale d’arte di Raffaello D’Accolti al palazzo marchesale. Mostra a cura di Nicola Zilio e con coordinamento generale delle Officine Culturali Arthemisia.
D'Accolti, che vive e lavora a
Bari, espone fino al 2 Giugno in una delle sale mirabilmente ristrutturate
della dimora nobiliare del XVI° secolo. Il palazzo è oggetto di un’efficace
opera di valorizzazione, senza la quale sarebbero stati vani gli sforzi di chi
si é adoperato negli anni per consentirne il restauro, ancora in corso.
Dalle venti alle ventitrè, è
possibile ammirare le opere cromaticamente felici ed allegre di questo pittore
che persegue una sua ricerca tutt’altro che leggera.
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Raffaello D'Accolti (ph luca grandi) |
D’Accolti ritiene di vivere
un’era di assoluto appiattimento culturale dovuta alla cacofonia di messaggi e
che bisogna re-imparare a leggere la realtà: “lo spettatore non ne è più capace
perché abituato ad essere stupito”.
E’ per questo che le opere di
D’Accolti sono accompagnate da titoli meticolosi nella loro spiegazione, ma
anche divertenti.
Da citare sono i supporti che
utilizza per alcune delle sue opere, e cioè l’interno delle confezioni aperte
di prodotti alimentari di marche assolutamente note e globali.
La facciata non stampata è la
sola capace di trasmettere un messaggio, al contrario dei loghi. Questi ultimi
ci rimandano direttamente all’immaginario pubblicitario che, non solo non ci
consente di conoscere la realtà del prodotto che usiamo, ma anche della vita che stiamo vivendo.
Come si vede una tematica
nient’affatto rinunciataria, tuttavia le opere conservano levità e allegria,
nella minuziosa descrizione di tanti nostri atti quotidiani.
C’è l’eco della sua Bari e della
sua infanzia soprattutto nei personaggi maschili, fasciati nei loro abiti
ufficiali. Simbolo di quella
borghesia che, smarrito ogni senso di fratellanza e di amicizia, ne conserva le
forme a puro scopo utilitaristico. Insomma il materialismo e l’egoismo eretti a
sistema che ci trasformano in oggetti più che in esseri autonomi.
Di qui l’inversione con la quale
si devono leggere alcune sue opere: a volte il giocattolo rappresenta il
protagonista umano, un burattino é invece l’uomo nelle mani degli oggetti che
invece ci dominano.
Apprezzamenti unanimi quindi per
l’artista che con il suo passato da disegnatore e il presente di titolare di un’agenzia di comunicazione
e marketing sembra aver scoperto nell’arte la sua passione più autentica. Con
opere che pur strizzando l’occhio a maestri riconosciuti, sono assolutamente
originali e disegnano una via
allegra alla riflessione.
Se ne sono accorti anche in Olanda, nel 2011 la galleria Stuurmanskunst ha esposto sue opere nell’ambito di un progetto internazionale.
Se ne sono accorti anche in Olanda, nel 2011 la galleria Stuurmanskunst ha esposto sue opere nell’ambito di un progetto internazionale.
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