GINOSA POLPETTA CON CHIODI, ATTO CRIMINALE CONTRO I CANI


QUOTIDIANO DI PUGLIA 17 MAGGIO 2013
di Nicola NATALE
La polpetta "farcita" con chiodi destinata
ai cani ritrovata in Via Morandi
Fare una bella polpetta, friggerla e metterci dentro tanti chiodi. E lasciarla nei pressi dell’asilo di Via Morandi. Chiunque sia stato l’autore dovrebbe vergognarsi. 
A ritrovarla è stato Michele Prencipe, un ragazzo di Ginosa che passeggiava col suo trovatello. Il suo cane, un cucciolo di solo un mese, attratto dall’odore, si è fiondato sopra. 
Per fortuna il suo padrone è stato vigile. La polpetta è stata poi presa, fotografata e postata su facebook dando la stura a tutta una serie di imprecazioni violente verso chi l'ha "confezionata". Le persone che ne hanno denunciato il ritrovamento non sono animaliste, è da escludere un gesto teso a creare il “caso”.
 Purtroppo non è la prima volta che qualcuno tenta di risolvere in maniera spiccia il problema randagismo. Ma la variazione sul tema della polpetta è veramente crudele. Il tema è caldo poiché, nella vicina piazzetta Atanasiu, alcuni amici dei cani di fatto incoraggiano la loro presenza, dandogli cibo e acqua. 
Dal canto loro le associazioni animaliste fanno notare che allontanati i cani di quartiere ne arriverebbero subito degli altri. A prescindere dalle competenze - comuni ed asl fanno in genere ciò che possono -  il problema non è di inerzia delle amministrazioni o giuridico, ma sociologico. 
Il cucciolo di Michele Prencipe  che ha rischiato
di ingerire la polpetta con chiodi 
Fino a quando ci sarà gente che continua a non dotare di microchip i cani, ad evitarne  la sterilizzazione e soprattutto ad abbandonarli il problema rimarrà tal quale, anche perché sconta opposti estremismi, che non aiutano. 
Da un lato quello di chi antepone la salvaguardia dei cani a tutto, senza se e senza ma, dall’altro i gesti criminali di chi vorrebbe risolvere il problema eliminando alla radice la causa. 
Invece degli animali, della loro conoscenza e del contatto ne abbiamo bisogno, ma non è un bisogno che deve essere imposto, anche perché il costo della tutela pubblica dei cani inizia ad essere altissimo. Non a caso alcune associazioni animaliste cominciano a propendere per l’affido piuttosto che una reclusione a vita del randagio. L’idea del singolo cane di quartiere,  oltre che ad abituare al contatto con gli animali, serve anche ad evitare l’occupazione dello spazio da parte di altri randagi meno docili e pronti a “territorializzare” lo spazio, aggredendo coloro che considerano intrusi. Tuttavia un conto è chiedere anche con forza che venga garantito il diritto dei residenti a circolare liberamente, senza timori di aggressioni, un conto è tentare di assassinare un cane. Un reato che prevede una pena da quattro mesi a due anni, se avviene per crudeltà e senza necessità.

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