GINOSA / L'ODISSEA DEI MIROGLINI: "NON MOLLEREMO, IL MINISTERO CI RICONVOCHI"
QUOTIDIANO DI PUGLIA 14 MARZO
di Nicola NATALE
I dipendenti della miroglio in una delle tante manifestazioni a Roma |
Una lettera disperata
spedita ieri a tutti i consiglieri regionali pugliesi ed alla confindustria.
Per
chiedere a Vendola ed agli assessori competenti di riconvocare una riunione a
Roma, presso il ministero dello sviluppo economico con il sottosegretario Claudio
De Vincenti.
Questa l’ultima azione dei cassintegrati ex miroglio per impedire
che la loro vertenza venga dimenticata ed il loro licenziamento collettivo una
realtà senza alcuna soluzione.
A fine marzo scade la cassa in deroga concessa
dalla regione Puglia, tristemente fu definita “una delle ultime cartucce da
sparare”.
I ratei di novembre e dicembre di circa 500 euro al mese sono
arrivati solo nei primi giorni di marzo, anche qui dopo una dura protesta a
Taranto con l’inps ed il governo.
Nel frattempo i “miroglini” sono diventati 191, quasi tutti
quarantenni. Pesanti le parole scritte che parlano di “fallimento dopo 4 anni
di lotta, di persone che si sono ammalate per una situazione sociale
insopportabile, di persone che hanno perso la loro dignità di esseri umani”.
I
miroglini addebitano il fallimento “alla politica nazionale ed a quella del
mezzogiorno” e chiamano nuovamente in causa il presidente Nichi Vendola e
l’assessore al lavoro.
L'ass.reg al lavoro Leo Caroli |
Nel frattempo alla carica di assessore al lavoro detenuta
da Elena Gentile è subentrato Leo Caroli, sindacalista, già componente della
task force regionale per il lavoro.
E’ un personaggio che i miroglini conoscono
e stimano per essersi a lungo occupato della loro vicenda.
“Ma ora chi si
occupa ora di trovare una soluzione industriale per gli immensi capannoni vuoti
della filatura e tessitura di puglia” si chiedono gli operai?
Intorno ad un tavolo rivogliono anche la provincia di Taranto, e tirano in ballo
l’ass. prov. Luciano Di Gregorio: “non riusciamo a comprendere un atteggiamento
evasivo venuto fuori negli ultimi anni”.
L'ass. prov. al lavoro Luciano De Gregorio |
Il tutto è complicato dalla
fuoriuscita ufficiale della Miroglio di Alba che, pressata dalle proteste,
aveva incaricato la Wollo di trovare un’impresa che le subentrasse.
“Noi non molliamo”
dicono ad una voce i miroglini che si dicono pronti a tornare ad Alba. E questo
soprattutto se non dovesse andare in porto nemmeno il quarto tentativo
rappresentato dallo sconosciuto imprenditore che vorrebbe occupare 60 addetti,
magari coinvolgendoli in forma di cooperativa.
Molti di loro sono disposti
anche ad investire l’importo della mobilità, purché l’imprenditore si presenti
di persona all’incontro chiesto presso il ministero. Al telefono la voce
concitata e preoccupata di un operaio promette battaglia soprattutto in vista
dell’ennesima puntata della Rai venerdì mattina alle nove agli stabilimenti di
contrada girifalco.
I miroglini
hanno cercato in tutti i modi di coinvolgere i media nazionali nella loro
vicenda e con caparbietà ci sono riusciti, mai infrangendo l’argine della
legalità e cercando ogni volta il conforto delle istituzioni alla loro
protesta. Ma è proprio da queste ultime che si sentono traditi.
Autorità di ogni livello e colore nel 1996 avevano inaugurato in pompa magna lo stabilimento, destinato a non
durare che qualche anno in più del decennio imposto per la completa liberalizzazione delle importazioni tessili e la scadenza degli accordi multifibre.
La filatura e tessitura di
puglia ai tempi della piena produzione dal 1996 al 2006 occupò tra Ginosa e
Castellaneta quasi 400 addetti.
La maggior parte ora fa altro, ma 191 di loro, sono rimasti invischiati nella tela della fabbrica venuta da Alba.
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