GINOSA / L’ESODO DELLE INDUSTRIE. VA VIA ANCHE LA NATUZZI?
QUOTIDIANO DI PUGLIA 2 FEBBRAIO 2013
di Nicola NATALE
Il parlamentare jonico ricorda che nell’accordo di programma
si deve inserire anche la “cigs ministeriale” e non quella in deroga, per cui
la Puglia aggiunge Lospinuso “è molto vicina ad esaurire il plafond”.
Due stabilimenti Natuzzi che “saltano”, uno a Ginosa ed uno
a Matera.
Altre 600 persone che nel 2013 rischieranno di veder svanire
il loro posto di lavoro nella sola Ginosa (23mila abitanti) ed altre 200 a
Matera (61mila abitanti). Proprio
ad una settimana dalla firma dell’accordo di programma, inseguito fin
dal 2006.
Lo stabilimento Natuzzi di Ginosa |
In pratica un contratto tra stato, regioni ed aziende che
prevede un investimento complessivo di 101 milioni di euro per rivitalizzare il
distretto del mobile imbottito sia con iniziative industriali nel settore del
"mobile imbottito" che in quelli della meccanica, dell’abbigliamento,
dell’agroindustria e dei servizi. La Natuzzi nella sua nota
parla solo di “alcune strutture produttive e logistiche sottoutilizzate”
ma non indica quali dovranno essere chiuse, né tantomeno
chiude la porta al confronto con le parti.
La notizia dei due siti di Ginosa e Matera sarebbe emersa solo nel corso di un incontro tra azienda e
sindacati avvenuto a Santeramo.
La conferenza indetta dal sindaco De Palma con quasi tutti i rappresentanti politici del territorio |
In questo quadro l’amministrazione comunale di Ginosa ha
reagito e convocato venerdì scorso (1° Febbraio) a stretto giro una conferenza
stampa bipartisan a cui hanno partecipato l’on. Ludovico Vico, il cons. reg.
Pietro Lospinuso, l’ass. prov. Teresa Galeota, il cons. prov. Augusto Pardo, i
sindaci di Laterza Gianfranco Lopane e di Castellaneta Giovanni Gugliotti, il coord. prov. pdl Luigi Montanaro ed altri tra consiglieri
ed assessori.
Per Vito De Palma, sindaco di Ginosa (pdl): “c’è una
pressione continua perché non si lavori più in questo territorio, non ci piace
questo modo di fare, soprattutto da parte di aziende che hanno goduto di
risorse pubbliche ed ora non ci interpellano nemmeno".
Vito De Palma, sindaco di Ginosa |
Ne ha ben donde De Palma perché a Ginosa si è assistito prima alla perdita di migliaia di
posti di lavoro in agricoltura, poi alla chiusura della Miroglio con 220
cassintegrati sull’orlo della mobilità, poi quella annunciata della Tbm tessile
(67 cassintegrati a rotazione) e da ultimo la “bomba ad orologeria” della
Natuzzi, che fa cassa integrazione dal 2003.
La nota azienda di divani, nonostante il ricorso massiccio
ad ammortizzatori sociali, è sempre stata una storia di orgoglio pugliese, con
i numeri dei suoi successi snocciolati in ogni dove. Ora però è alle prese come
dice la sua nota “con il permanere della crisi in Europa ed in Italia, una
produttività al di sotto degli standard aziendali e gli effetti negativi della
concorrenza sleale e del lavoro nero”.
Resisterebbe in questo scenario lo stabilimento di Laterza
come ci conferma Antonello Zicari, rappresentante sindacale della fillea cgil. Lì a Laterza nel frattempo si sta
provvedendo a far posto alle lavorazioni ginosine, smantellando il reparto che
doveva essere destinato alla produzione dei complementi d’arredo con ditte
esterne. Insomma uno scenario di “desertificazione industriale” dice l’on. Vico
che regala una nuova definizione legislativa alla parte occidentale della
provincia di Taranto: “area di crisi industriale complessa”.
Antonello Zicari, rappresentante sindacale fillea cgil |
Inoltre tutti sono d'accordo sulla presenza di
rappresentanti tarantini nel comitato per l'attuazione dell'accordo di
programma.
Nello scenario futuro e possibile disegnato da Vico c'è il
riposizionamento della Natuzzi in Europa con la produzione degli “stabilimenti
cinesi spostata in Romania e quella
rumena spostata in Italia,
che comunque non salverebbe Ginosa”.
"Un clima
da guerra civile - secondo
Lospinuso - se non si conduce una battaglia unita”.
Anche per Lopane “la tenuta sociale è fortemente
compromessa” e lo sa bene lui alle prese con la chiusura della Curvet, altro
gioiellino finanziato da fondi pubblici per la produzione dei vetri curvi con
40 dipendenti a spasso.
Concordano tutti, anche l’assessore Galeota, il cons. Pardo
ed il sindaco Gugliotti sulla necessità di un tavolo permanente che a livello
governativo tenga accesi i riflettori su quest’angolo della provincia di
Taranto che paga il prezzo più salato della crisi.
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