GINOSA, VICO E IL PD: "SI SALVI LA NATUZZI"
di Nicola NATALE
Dappertutto una
sola parola: crisi.
Dappertutto la precarietà economica, il futuro nebuloso che
investe ora anche la Natuzzi, uno dei pezzi pregiati del
manifatturiero pugliese (specializzata in divani e complementi d'arredo) con due grandi stabilimenti a Ginosa e Laterza.
Con
l’accordo di programma che non arriva, nonostante se ne parli dal 2006.
L’accordo di programma, sostanzialmente un contratto tra enti pubblici, in
primis il Ministero dello sviluppo, per la re-industrializzazione del
territorio avrebbe “scaricato” 80
milioni di euro per consentire il salvataggio dei posti di lavoro persi o in procinto di essere persi nel settore del mobile imbottito.
Il problema è ora dice l’on. Ludovico Vico (pd),
già segretario della cgil di Taranto, è “mantenere fermo quell’investimento cui
avrebbero partecipato anche la Regione Puglia e Basilicata”.
Una soluzione del
dramma delle tante giovani famiglie che sulla base di quel posto di lavoro
avevano contratto mutui e immaginato un futuro in Puglia.
“Siamo davanti a due mesi di incertezza
e il nostro impegno è quello di arrivare a mettere la firma governativa su
quell’accordo”.
Il pd di Ginosa consapevole della minaccia dei 1500 esuberi più
volte ventilata dal management dell’azienda con il cuore a Santeramo in Colle,
ma con mercati di sbocco e stabilimenti in tutto il mondo, prova a riprendere
in mano il dossier scottante del lavoro che se ne va altrove.
Lo stabilimento Natuzzi di Ginosa |
Dei sette
stabilimenti italiani della Natuzzi uno è allocato a Ginosa in contrada
bandiera ed uno a Laterza in contrada Madonna delle Grazie, vicinissimi ai
centri abitati. La Natuzzi è una delle poche aziende pugliesi globalizzate, eppure con molti acciacchi, grazie
anche al rapporto euro/dollaro che penalizza chi produce con l’euro.
All’incontro di sabato 19 Gennaio erano presenti l’assessore provinciale Teresa Galeota, il
segretario del circolo locale Giuseppe Punzi e uno dei rappresentanti sindacali
della Natuzzi di Laterza, Antonello Zicari (Cgil).
Operai all'entrata dello stabilimento di Laterza |
Per tutti è valida l’idea di
approfondire il tema del lavoro che "non può essere ridotto al solo suo costo
come dimostrano gli stipendi tedeschi".
“Il berlusconismo ci ha illuso che la
soluzione al problema potesse essere di tipo personale, invece non possiamo che
affrontarla insieme sapendo che non è finita, nemmeno quando è finita” dice l'on. Vico per introdurre una nota di ottimismo.
Il
pensiero alle ultime notizie che vengono dagli ulteriori 68 esuberi della
tessitura TBM e in generale all’evanescenza dell’intera industrializzazione
jonica nata con la legge 181 che sconta “l’assenza di vincoli” secondo il
parlamentare.
Un quadro emergenziale che, oltre alla proposta di salvare il
salvabile riferendosi ai posti di lavoro esistenti, invoca assolutamente una politica europea e nazionale per competere
sul fronte della qualità, fino a quando “gli operai cinesi non invocheranno
quelle misure che qui richiedevamo negli anni ’50”. “La ruota gira”conclude
Vico sperando che l’Italia si decida a salvare il suo settore manifatturiero e
magari intervenire “sul sistema fiscale” con le ricette non nuove della
riduzione del cuneo fiscale per lavoratori ed imprese e dei crediti d’imposta.
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