LA TROMBA D’ARIA VISTA DAL LATO OVEST DELLA PROVINCIA. 28 NOVEMBRE 2012
di Nicola NATALE
Nono ci sono
stati danni sul versante occidentale della Provincia. La tromba d’aria ha perso la sua intensità subito dopo le
11:00 dopo essersi abbattuta sul Porto di Taranto, sull’Ilva e su Statte. Anche
San Giorgio Jonico ha avuto i suoi danni e la sua dose di paure e allarmismo.
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Una ambulanza del SER di Ginosa |
Una squadra di quattro operatori della protezione civile di Ginosa, del
servizio di emergenza radio è intervenuta a Statte per allestire un ponte radio
con la Prefettura dato che la corrente elettrica era saltata e le comunicazioni
si facevano difficili.
“Altri 4 operatori si sono poi aggiunti in serata per
allestire un p.m.a. un posto
medico avanzato in tenda” ci dice Giuseppe Ungherese del servizio di emergenza
radio.
Sul posto a Statte i soccorsi e le prime opere di messa in sicurezza
sono state coordinate per la parte di protezione civile da Giorgio Simeone,
presidente del coordinamento provinciale, e da Pasquale Pastore assieme ad
altri volontari.
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La scuola media "Ugo De Carolis" nel quartiere Tamburi di Taranto |
All’istituto De Carolis ai Tamburi il panico è stato gestito
dalle professoresse, poi in serata lo hanno socializzato su facebook.
Una
docente ha denunciato il fatto che alcuni ragazzini vomitassero addirittura per
la puzza, e che le reazioni dei genitori siano state particolarmente veementi.
Un’altra insegnante, tornando a casa verso il lato ovest della Provincia, ha
avvertito la stessa puzza fortissima dopo l’abbattersi della tromba d’aria e
del fulmine, mentre vedeva le fiamme.
Da Marina di ginosa, fino a Palagianello,
passando per Ginosa, si è invece assistito ad una grigia giornata di Novembre
con qualche spruzzata di pioggia.
Nemmeno intensa come invece nei giorni
scorsi.
A preoccupare sono state invece le notizie provenienti da Taranto,
poiché sono tanti coloro che dalla provincia arrivano al capoluogo, soprattutto
con destinazione Ilva.
Nel tempo il numero di pendolari ilva si è di molto ridimensionato, a
questi si sono sostituiti - in proporzioni molto minori - insegnanti,
professionisti e altri lavoratori. Senza però che il capoluogo sia diventato il
bacino occupazionale che rappresentava negli anni ’60 e ’70.
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