VASCO STRIKES AGAIN
di Nicola NATALE
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Vasco Rossi nel suo concerto al Cromie dell'8 Settembre (foto pino nigro) |
Vasco colpisce
ancora.
Il suo concerto al Cromie di Castellaneta Marina è un successo
travolgente.
Atteso dai fan che arrivano da ogni dove (anche Milano, Genova)
per tributargli l’ennesimo omaggio. Stupefacenti i numeri: qualcuno dice
duemilacinquecento, dallo staff del Cromie dicono addirittura cinquemila.
Potranno esprimersi con più precisione dopo la riunione dedicata all’analisi di
quanto avvenuto.
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Patrizio Pizzulli |
Di certo rimane “la sensazione di aver vissuto un grande
evento, e di avervi partecipato in prima persona, un delirio” racconta Patrizio
Pizzulli dello staff del Cromie.
“Molti aspettavano solo di vedere Vasco,
poteva anche non cantare”, poiché per un fan il suo vero valore sta nella
compagnia della sua musica, nell’antidoto alla solitudine, nello squarcio alle
convenzioni sociali che la sua musica regala quando sono soli.
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L'arena del Cromie |
E l’arena del
Cromie, il grande catino, li ha accolti tutti, nel crescendo allietato da una
band e dai dj resident fino al suo apparire, intorno alla mezzanotte e trenta.
Lui con i jeans e il giubbetto di pelle nera, a dire che gli anni passano ma
lui rimane lo stesso, lo spirito quello di sempre.
Dedica alla Puglia
“Albachiara”, quasi che la regione che ha scelto per un lungo soggiorno,
potesse dargli quell’ispirazione, quella verità, quella direzione che altri
luoghi non gli danno più.
A cominciare dai pomodori che sanno di pomodori,
raccontati nella sua clip di arrivo al Kalidria di Castellaneta Marina, dove
risiede in due eco-lodge (appartamentini in legno) che ha fatto ristrutturare a
suo gusto. La sua esibizione dura un’ora e venti, con uno sgabello, un
microfono, una chitarra. Semplice, come vorremmo fosse la vita. Ma dietro c’è
la sua band, perfetta.
Con il chitarrista Solieri a cui tira ammiccando
le orecchie per le recenti frecciate, anche queste un classico tra amici di
lunga data.
Il catino ribolle, esulta e scorrono via i suoi successi, nove o
dieci canzoni compresa l’inedita “I soliti”. Si concede anche qualche salto dal
palco: del resto un rocker non va
mai in pensione. E la serata corrisponde in pieno a quanto aveva annunciato: un
incontro fuori dal solito, uno strappo anche alla logica dei mega concerti. Poi
quando se ne va, rimane la soddisfazione di una grande serata, di un biglietto
che vale fino all’ultimo il suo valore, in questi tempi non facili. Lui resta
il Blasco, il cantautore ribelle che ha saputo interpretare più di tutti una
generazione che di rivoluzioni non ne ha fatte. Che ha preso la superficie
liscia e senza apparenti lesioni delle nostre vite moderne e ne ha scoperchiato
la noia, l’ipocrisia, il perbenismo e la mancanza di senso, ma anche l’amore
che dà un senso. E’ lui il filosofo, l’interprete autentico delle sensazioni
profonde di adolescenti e uomini fatti, di ragazzine e madri. Le lacrime
sincere che scendono da molti fan, dicono che pochi come lui sanno toccare il
cuore. E’ il suo più grande merito in questa età disincantata e senza affetto.
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Vasco Rossi con la sua band durante uno dei momenti del concerto di Castellaneta Marina (8 Settembre 2012) |
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