MIROGLIO, SI TENTA ANCORA LA RE-INDUSTRIALIZZAZIONE
di Nicola NATALE
Miroglio: l'incontro di Bari del 31 Agosto. Nessun investitore all'orizzonte per scongiurare la mobilità dei 220. |
Settembre ed i
nodi del lavoro tornano tutti quanti.
In primis il destino dei 220
cassintegrati della Miroglio, in
mobilità entro il 31 Dicembre.
L’ennesimo tavolo - con la proprietà rappresentata dal dr. Alessio Fois - si è
tenuto a Bari venerdì scorso, 31 Agosto.
Vi hanno partecipato, oltre alle
rappresentanze sindacali, il dr. Caroli della task force regionale per il
lavoro, il prof. Pirro e il dr. Sogaro della Wollo, la società nuovamente
incaricata dal Gruppo Miroglio di tentare una nuova re-industrializzazione che
possa assorbire i lavoratori
espulsi dalla fabbrica tessile di contrada Girifalco.
Fois ha detto che la
ricerca di soluzioni industriali continuerà anche dopo la messa in mobilità,
fino al 31 Dicembre 2013, confermando quindi la volontà di recidere formalmente
il legame contrattuale.
In una parola: licenziare.
Significative le frasi di
Sogaro: “la situazione economica è peggiorata, anche al Nord, i dossier aperti
sono tanti ed i tempi sono lunghi”.
Di scoraggiamento tra i lavoratori - ha parlato Tiziana
Marini della femca cisl - in seguito a bufale e fallimenti, anche se qualche
“tenue speranza la dà l’impegno di Miroglio a cercare ancora soluzioni”. Per
Giuseppe Massafra della filctem cgil “in 18 mesi bisogna credere di poter
trovare una soluzione, con il coinvolgimento attivo di tutti”.
L’incontro di fine Settembre a Roma al tavolo ministeriale
intanto si profila come l’ennesima tappa di una via crucis che si trascina da
tre anni e mezzo.
Alla riunione
era presente, tra il pubblico, anche Bertolino, il responsabile del personale
del gruppo, a testimonianza che il dossier “filatura e tessitura di puglia” è
di una certa importanza anche per il gruppo di Alba.
Come tanti gruppi
industriali italiani, la Miroglio ha avviato una delocalizzazione in paesi in
via di sviluppo ed un imponente e capillare potenziamento delle strutture
commerciali in Italia.
La strategia, avallata a livello europeo e di wto, l’organizzazione mondiale del commercio, ha alla lunga ottenuto
il risultato di impoverire le economie dei paesi sviluppati e deprimerne i
mercati.
Le basi per una crisi duratura come l’attuale, sono state poste anche
così.
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