GINOSA, ANCORA INCENDIATA L'AREA DI VIA ALFIERI. La zona è destinata a Parco da quasi 30 anni..

di Nicola NATALE
GINOSA, la devastazione di ieri in Via Aldo Moro. L'area non è mai divenuta parco
Le erbacce del mai realizzato parco di via Alfieri in fiamme. Un camion che ha anche preso fuoco. 
I Vigili del fuoco già impegnati, la locale stazione dei vigili urbani che non sa a che santo votarsi, stretta tra le emergenze. 
Insomma cronache da un paese che brucia e che giornalmente incendia parti sempre più consistenti delle sue campagne condannandole all’inaridimento. 
Minosse ci dà dentro con i suoi 37 gradi e qualche scellerato approfitta della facilità con cui tutto prende fuoco.  
E’ desolante poi vedere queste macchie nere, che lasciano in molti casi scoperti i rifiuti prima coperti dalla vegetazione. 
Ginosa, l'anfiteatro realizzato nell'area del Parco senza essere stato mai ultimato ed utilizzato
Si dà a fuoco a cunette non ripulite, alle stoppie dei campi di grano, alla pineta in Marina di Ginosa, ai radi boschi attorno a Ginosa, agli uliveti centenari o in abbandono come a quelli coltivati, alla vegetazione di querce, noci, alla macchia mediterranea nelle colline del Palombaro e del Cignano, ai tendoni, alle zone a verde in corrispondenza delle rampe, ai canali in cemento un tempo percorsi dalle acque. 
Non si contano più le segnalazioni ricevute dai vigili del fuoco, dai vigili urbani, dal servizio di protezione civile: una lotta impari. 
Più si diffonde la coscienza ambientalista, più le campagne sono abbandonate. 
Resistono poche grandi aziende agricole, ma il territorio curato da centinaia di coltivatori diretti che potevano vivere del loro lavoro e della loro produzione, è un ricordo.  
Inutili gli aiuti europei, il prezzo di vendita sulla pianta irrisorio, gli alti costi di produzione, la burocrazia asfissiante, rendono l’agricoltura uno sport costoso. 
Non stupisce che siano in molti quelli che non hanno più voglia di praticarlo.  
E così ci si allena alla ricerca del piromane possibile. 
E’ il pastore, è il raccoglitore di asparagi, è lo speculatore, è l’agricoltore che si ostina dar fuoco nei mesi estivi quando è vietato e poi non riesce a controllare lo stesso fuoco? 
Varie le ipotesi e le motivazioni. 
Ma questa volta a rischiare è stato l’intero quartiere che circonda l’area tra Via Puglie e in Via Alfieri, dove è ubicata anche una centralina di distribuzione del gas metano. 
Chi ha appiccato il fuoco non ha considerato che poteva provocare danni ingentissimi, addirittura una strage. 
Gravissimo il livello di irresponsabilità e di scempio dell’ambiente verso cui si è giunti. 
Del resto siamo nella provincia che per anni ha anche evitato persino di parlare di inquinamento ambientale. Solo i tumori e leucemie hanno risvegliato un soprassalto di coscienza. 
Questo non per vietare o rendere difficoltose le attività produttive, già scarse, ma per impegnarle a rispettare al massimo possibile l’ambiente meraviglioso che abbiamo il privilegio di abitare. E a non consentire importazioni da dove, le medesime leggi imposte a noi non sono valide. 
Non meno grave è la distruzione del paesaggio ordinato e coltivato delle campagne. Una distruzione altamente premeditata della possibilità di avere cibo sano, controllato e prodotto a chilometro zero, che peraltro avrebbe salvato l’economia locale. Si è barattato tutto questo per cosa?

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