UOMO O ANIMALE. CHI VIENE PRIMA?
di Nicola NATALE*
La causa animalista non può avere valenza maggiore
delle tante, troppe cause umane.
Un setter irlandese |
Gli animali tra
tutte le meraviglie che ci circondano, sono quelli ci somigliano di più.
E
questo a prescindere dalle corrispondenze che si ritrovano comparando il nostro
dna con quello degli scimpanzé ed altri animali.
Sono le loro funzioni
superiori che ci stupiscono: l’affetto e la fedeltà dei cani, l’eleganza
silenziosa dei gatti, il canto paradisiaco di alcuni uccelli, la sensibilità
dei cavalli, la socievolezza dei delfini. Potremmo continuare all’infinito, per
non parlare delle qualità fisiche di tanti animali che non smettono di
affascinarci nei documentari.
Le "funzioni superiori" che attribuiamo agli
animali sono però nostre rappresentazioni,
nessuno finora ha trovato la “stele di Rosetta” che possa tradurci
esattamente i sentimenti animali, ma i loro codici comunicativi sono molto ben
studiati e gettano di continuo nuova luce sul loro mondo.
Tuttavia l’uomo
contemporaneo ha trovato il modo di deviare anche il rispetto che si
deve a queste creature.
Mi riferisco a quanti nelle nostre città e nei nostri
paesi antepongono il loro animale e le cause animaliste ad altri umani e alle
cause umane. A quanti personificano il loro animale. L’espressione “sono meglio
gli animali” è diventata popolarissima e non c’è dubbio che in molti casi gli
animali abbiano brillato in umanità rispetto alle imprese dei titolari uomini.
Penso a Srebenica, a Sabra e Chatyla, ma anche a Casalduni e Pontelandolfo,
tutte stragi di uomini contro uomini e penso soprattutto a quelle in corso.
L’animale soddisfa certi nostri bisogni, senza essere sul nostro stesso piano.
Non abbiamo con lui la meravigliosa scommessa dell’amicizia che ci può essere
fra umani, un rapporto tra pari, con il rischio continuo del fraintendimento e del
tradimento.
Con l’animale domestico o “addomesticabile” si semplificano le
cose: dobbiamo addestrarlo solo ad entrare in contatto con noi.
Bene, ognuno sa
di cosa personalmente ha bisogno e non c’è dubbio che la cura ed il rapporto con gli animali
abbia tantissimi effetti positivi, tuttavia ritengo che questo rapporto non può essere anteposto
al rapporto con gli umani.
L'articolo pubblicato su Cercasi un fine, periodico promosso dalle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico |
Memorabile, e certo non casuale, l’ironia di
Zucconi ai Mondiali di calcio del 1994 negli Usa; le partite eliminatorie
furono giocate ad orari impossibili, tipo le 14:00, con un caldo bestiale per
ragioni televisive: “se giocassero gli animali ci sarebbero state forti
proteste, ma sono umani e possono giocare”.
Ho conosciuto gente dolcissima con gli animali, pronta a
dare carezze ed affetto al cagnolino sconosciuto ma di rara aggressività verso
gli umani, anche conosciuti!
Mi indigno quando vedo i bocconcini prelibati per
il nostro fido e la nostra gattina e penso alla condizione umana in Darfur, nel Corno D’Africa o in certe fabbriche cinesi.
Ma senza
questi esempi estremi basti pensare all’indifferenza che generano i barconi
pieni di immigrati che naufragano vicino alle nostre coste, i vecchi, i nostri
vecchi, che non vogliamo andare a
trovare perché noiosi, il compagno di scuola malato psichico che non ci va più
di salutare.
Non meritano queste cause il nostro tempo, accanto alle cause
animaliste?
Lo stesso caos nel quale ci ha cacciato il mondo finanziario, per
il quale stanno pagando gli inermi, i poveri in spirito e che sta distruggendo
tutta la legislazione sociale, diritti conquistati dopo anni di battaglie
civili, non vi sembra abbia un’urgenza maggiore?
Amici animalisti, mi inchino
al vostro sentimento, alla vostra sensibilità, alla vostra spontanea
comprensione dell’insegnamento di San Francesco, ma vi richiamo alle lezioni di
Don Milani: “E in questo secolo come si vuole amare se non con la politica
o col sindacato o con la scuola?”
Termino con un
aneddoto.
GINOSA - La vista dall'anfiteatro di Via Alfieri |
C’è un’area comunale al centro della mia città, che doveva divenire
Parco, fin dal lontano 1989: non lo è mai diventata.
L’anfiteatro costruito,
anche quello mai ultimato, è diventato ritrovo di giovani che vanno a bersi una
birra e talvolta a fumare una canna.
I volontari animalisti lo hanno ripulito
per i cani randagi, perché non si ferissero con le bottiglie rotte. Non per i “i figli dei nostri civili concittadini,
che potranno fumarsi le canne più spaparanzati di prima” hanno sentenziato.
Gli
stessi hanno poi creato un gruppo su Facebook per denunciare l’abbandono di
cani sul territorio, altra iniziativa lodevolissima.
Ma come risponde una delle
principali militanti alla indifferenza della cittadina alle battaglie
animaliste? Etichetta gli abitanti come “capi verdi” sinonimo di zotici. Che
poi chiama, per un altro caso, “bestie a due zampe”.
E come controbattono alle
lamentele dei cittadini per i branchi di randagi? “Bisogna far sentire in
maniera decisa la nostra voce. La gente si lamenta dei cani col Sindaco? E noi
di tutta risposta gli scriviamo che non è vero niente”.
Un gruppo di pressione, questo rischia di diventare l’amore sacrosanto per gli animali.
*articolo pubblicato sul n°70 di Maggio 2012 di "Cercasi un fine"
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