BIKE SHARING. L'ESPRESSO CITA UN'INDAGINE DI ECO-LOGICA!
di Nicola NATALE
Ufficio Stampa ECO-logica
Ufficio Stampa ECO-logica
Postazioni di bike-sharing ad Adelfia (Bari) fornite grazie alla consulenza di Eco-logica |
Muoversi con la
bicicletta.
Tutti sono concordi sull’estrema praticità, economicità e sostenibilità delle due ruote, ma il fascino e la comodità dei mezzi motorizzati tengono duro.
Per questo si è pensato di introdurre un sistema di trasporto urbano basato sulla condivisione di biciclette pubbliche: bike sharing.
Il primo esperimento d’avanguardia è ad Amsterdam nel 1965. Un gruppo di attivisti mette a disposizione un certo numero di biciclette bianche ma finiscono quasi tutte nei canali o rubate. Trent’anni dopo a Copenaghen, in Danimarca ci riprovano. Serve una monetina per il prelievo della bicicletta, ma ci sono ancora furti: le biciclette sono ancora troppo simili a quelle comunemente in uso. Poi a Lione in Francia il boom nel 2005. 50 stazioni con 3.000 bici e di lì a valanga in tutta Europa.
E in Italia?
L’indagine di Eco-logica, società di ingegneria e consulenza ambientale si propone di smuovere il dibattito in questo settore ed analizzare vantaggi e svantaggi dei due sistemi di bikesharing attualmente in uso in Italia.
Sono dati aggiornatissimi che fotografano la situazione nei primi mesi del 2012.
Innanzitutto in Italia vi sono due principali società che si occupano di bike sharing: C’entro in bici e Bicincittà.
L’una con sede a Ravenna e l’altra con sede a Rivalta di Torino. La prima predilige il sistema meccanico, l’altra quello elettronico. Cambia la modalità di prelievo, d’uso e riconsegna della bici.
Entrambi i sistemi hanno vantaggi e svantaggi.
In Italia sembra più diffuso il sistema elettronico, nonostante i più alti costi di impianto, di gestione e di manutenzione. Quasi mai però sopportati da Comuni, Province ed anche Università che in genere attingono a finanziamenti europei.
Tutti sono concordi sull’estrema praticità, economicità e sostenibilità delle due ruote, ma il fascino e la comodità dei mezzi motorizzati tengono duro.
Per questo si è pensato di introdurre un sistema di trasporto urbano basato sulla condivisione di biciclette pubbliche: bike sharing.
Il primo esperimento d’avanguardia è ad Amsterdam nel 1965. Un gruppo di attivisti mette a disposizione un certo numero di biciclette bianche ma finiscono quasi tutte nei canali o rubate. Trent’anni dopo a Copenaghen, in Danimarca ci riprovano. Serve una monetina per il prelievo della bicicletta, ma ci sono ancora furti: le biciclette sono ancora troppo simili a quelle comunemente in uso. Poi a Lione in Francia il boom nel 2005. 50 stazioni con 3.000 bici e di lì a valanga in tutta Europa.
E in Italia?
L’indagine di Eco-logica, società di ingegneria e consulenza ambientale si propone di smuovere il dibattito in questo settore ed analizzare vantaggi e svantaggi dei due sistemi di bikesharing attualmente in uso in Italia.
Sono dati aggiornatissimi che fotografano la situazione nei primi mesi del 2012.
Innanzitutto in Italia vi sono due principali società che si occupano di bike sharing: C’entro in bici e Bicincittà.
L’una con sede a Ravenna e l’altra con sede a Rivalta di Torino. La prima predilige il sistema meccanico, l’altra quello elettronico. Cambia la modalità di prelievo, d’uso e riconsegna della bici.
Entrambi i sistemi hanno vantaggi e svantaggi.
In Italia sembra più diffuso il sistema elettronico, nonostante i più alti costi di impianto, di gestione e di manutenzione. Quasi mai però sopportati da Comuni, Province ed anche Università che in genere attingono a finanziamenti europei.
Ma vediamo cosa
succede nelle grandi città italiane con l’indagine condotta da Eco-logica.
A Roma
attualmente il sistema è in fase di stallo ammette il 3 Febbraio 2012 Manuela
Quario dal servizio clienti Bicincittà.
Roma Capitale manifesta l’intenzione di bandire una nuova gara con l’obiettivo di recuperare il gap con le altre capitali europee dopo il furto di 400 bici che ha messo in ginocchio il sistema.
Impossibile sapere se l’acquisto di altre 200 biciclette è andato in porto, mentre le colonnine (cicloposteggi) sono state recuperate al parcheggio selvaggio.
Bicincittà concessionaria del servizio replica alle accuse di fragilità del sistema: “in alcun modo la sottrazione di veicoli dell’intero parco bici a disposizione del servizio è da imputarsi alle caratteristiche tecniche del sistema fornito”.
Il Piano di Espansione a Roma del Bike sharing prevedeva secondo la Relazione sullo Stato Ambientale elaborata dal Dipartimento Ambiente 300 stazioni entro il 2016.
Roma Capitale manifesta l’intenzione di bandire una nuova gara con l’obiettivo di recuperare il gap con le altre capitali europee dopo il furto di 400 bici che ha messo in ginocchio il sistema.
Impossibile sapere se l’acquisto di altre 200 biciclette è andato in porto, mentre le colonnine (cicloposteggi) sono state recuperate al parcheggio selvaggio.
Bicincittà concessionaria del servizio replica alle accuse di fragilità del sistema: “in alcun modo la sottrazione di veicoli dell’intero parco bici a disposizione del servizio è da imputarsi alle caratteristiche tecniche del sistema fornito”.
Il Piano di Espansione a Roma del Bike sharing prevedeva secondo la Relazione sullo Stato Ambientale elaborata dal Dipartimento Ambiente 300 stazioni entro il 2016.
La prima città
italiana a rispondere all’indagine
è Milano, con Chiara Bovo, responsabile della Clear Channel Jolly
Pubblicità spa con sede a Noventa, nel Padovano.
Milano - con poco più di quattro milioni di euro
- si assicura nel 2008, 1.800 biciclette.
I mezzi
sono del tipo smartbike card
contactless prelevabili con una scheda magnetica. Costo di acquisto dice la
tabella ufficiale 700 euro a bici e 2.000 euro di costo di gestione.
La seconda città
italiana a rispondere è Bari: con 265.000 euro si assicura 60 biciclette a
partire dal 2007.
I dati forniti dall’Amtab, la municipalizzata che gestisce il
servizio, omettono però il costo medio a bicicletta. Ma se si divide
grezzamente l’importo speso per il numero di biciclette il dato è
impressionante: 4.416 euro a bicicletta.
Dato però che va preso con le molle: probabilmente bisogna togliere le spese di progettazione, di installazione delle stazioni e la mancanza di introiti pubblicitari come invece previsto e possibile a Milano.
Anche il sistema barese è in concessione a Bicincittà della Comunicare s.r.l. con sede a Rivalta di Torino.
La stessa ditta lo ha in concessione ad Andria, una delle città capoluogo della neonata provincia pugliese di Barletta, Andria, Trani.
L'articolo dell'Espresso del 7 Giugno 2012 |
Dato però che va preso con le molle: probabilmente bisogna togliere le spese di progettazione, di installazione delle stazioni e la mancanza di introiti pubblicitari come invece previsto e possibile a Milano.
Anche il sistema barese è in concessione a Bicincittà della Comunicare s.r.l. con sede a Rivalta di Torino.
La stessa ditta lo ha in concessione ad Andria, una delle città capoluogo della neonata provincia pugliese di Barletta, Andria, Trani.
A contrastare lo
strapotere di Bicincittà/Comunicare c’è un’altra società italiana fornitrice di
sistemi di bike sharing: la C’entro in bici s.r.l. con sede a Ravenna ed
marchio bybike per il sud Italia di Eco-Logica di Bari.
Quest’ultima
propende esplicitamente per il sistema meccanico e ne spiega i perché nel suo
sito ma il confronto risulta evidente mostrando alcune delle tabelle compilate
relative alle 95 città in cui è in uso il servizio.
A Bologna per
esempio, città da 380.000 abitanti, sono in funzione 192 biciclette con un
costo di appalto pari a 150.000 euro. Il sistema è gestito dalla ATC SOSTA SPA.
Il costo medio non supera i 795 euro, le bici si prelevano tramite una
chiavetta ma devono, a differenza del sistema elettronico, essere riconsegnate
nello stesso punto in cui sono prese. In compenso il loro uso è gratuito, la manutenzione agevole.
Soprattutto
dicono dalla C’entro in bici, il sistema elettronico mostra le sue debolezze
già con la pioggia. Bisogna ripararsi,
lasciare subito la bicicletta, ma i cicloposteggi che prevedono un attacco di tipo
elettrico possono essere tutti occupati.
Non a caso a
Parigi, dove il sistema sembra funzionare bene hanno organizzato un sistema di
riposizionamento delle bici per evitare stalli vuoti o tutti occupati. Nel
primo caso si rimane senza bici, nel secondo si rimane con una bici di cui non
ci si può disfare, mentre il costo orario, stabilito proprio per favorire la
condivisione corre.
Se si è in città
cosa c’è di più comodo che prendere la bici, anche con la stessa chiave in
città diverse, sbrigare i propri affari e poi rimetterla a posto tornando a
casa propria, alla propria auto o in stazione? In realtà i sistemi obbediscono
a logiche diverse, entrambe valide,
ma non c’è dubbio che il sistema elettronico che ha il vantaggio di far
lasciare la bici dove si vuole e consentire un monitoraggio in remoto, cozza
con gli alti costi di manutenzione.
Ma tant’è
proseguiamo con la nostra indagine.
Palermo, la più
grande città del Sud, non ha ancora il bike sharing ma è prevista la sua
attivazione entro l’estate. Sono previsti entro l’estate - dice l’Associazione
Mobilità Palermo - 23 cicloposteggi per biciclette tradizionali ed a pedalata
assistita. 200 le biciclette da installare secondo una delibera del Comune di
Palermo. Per posizionare i ciclo posteggi si è addirittura realizzato un
sistema WebGis per avere la mappa degli spostamenti più frequenti. Ma intanto
l’Università di Palermo parte con un servizio all’interno del campus.
Le bici installate dalla Provincia di Foggia |
Virtuosissimo il
Comune di Udine che dichiara un costo medio di 400 euro a bicicletta pur con
sistema elettronico. Nel Comune friulano le 55 bici sono attive dal Luglio del
2009 con un costo di 240.000 euro come testimoniano dall’Unità operativa
Tecnica dedicata al traffico.
I costi si
innalzano a Brescia dove - dicono da Brescia Mobilità spa - le 250 bici in
servizio costano ognuna circa 1.150 euro annue, dividendo il costo complessivo per il numero di biciclette.
Anche qui il sistema è quello di Bicincittà, mentre il gestore è Sintesi
S.p.a..
Ciclo combinato
a La Spezia dove a fronte di 65.000 euro pagate dall’Amministrazione si sono
ottenute 140 biciclette gestite da Comunicare/Bicincittà, in partenariato con
la società partecipata comunale dei parcheggi. Qui il costo bicicletta è sceso
a 464 euro poiché la società ha ottenuto la possibilità di installare pannelli pubblicitari.
Curioso il caso
di Lecce, capitale del barocco pugliese: ha un sistema Bicincittà ma gli Uffici
gestori non rilasciano dati. La società che gestisce il servizio, tramite Ugo
Guacci ci fa sapere che dobbiamo rivolgerci all’ing. Sergio Aversa, dirigente
del settore mobilità. Non riceviamo risposte, nonostante siano state
sollecitate in ogni modo. Agli stessi risultati era arrivata l’inchiesta di una
testata locale: impossibile ottenere i dati.
Molto articolato
il sistema attivo a Torino. Anch’esso affidato a Bicincittà/Comunicare. Qui si
parla di costo-stazione pari circa a 17.000 €uro. Le stazioni al Gennaio 2012
sono 70, ma ne sono previste entro il 2013, 174. Il costo medio a bicicletta ed il costo complessivo non
sono indicati ma “per 12 anni viene affidato il servizio comprensivo di
sfruttamento commerciale della superficie pubblicitaria messa a disposizione
dalla Città”. Come si vede dunque uno spaccato luci ed ombre che indica quanto
bisogna fare ancora per convincere gli italiani a pedalare e le Amministrazioni
a spendere oculatamente i contributi a disposizione.
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