GINOSA, A LEZIONE DI BIODINAMICA CON ALEX PODOLISNKY

dall'articolo del Quotidiano dell'11 Maggio 2012
di Nicola NATALE
Alex Podolinsky al centro, Dora Rio a sx, Nicola Del Giudice a dx con altri imprenditori agricoli
durante una visita in un vigneto biodinamico
Sembra un’impresa disperata, ma forse è l’unica possibile.
Parliamo della agricoltura biodinamica, una pratica colturale che mette al bando concimi ed antiparassitari, promette frutti dal sapore buonissimo e vuole riconciliare l’uomo con la natura.
A Ginosa e Castellaneta ci sono dei pionieri che la praticano, prima ancora ci sono stati nella vicina Montescaglioso, in provincia di Matera.
Ieri secondo visita nel giro di un anno, di Alex Podolinsky, uno dei massimi esperti  mondiali dell’agricoltura biodinamica nell’azienda di Nicola Del Giudice, in contrada Girifalco a Ginosa.
A seguirlo un gruppo di imprenditori agricoli, tra cui Paolo Natile, che hanno intrapreso una strada lunga e difficile poiché l’approccio biodinamico non è solo pratico, ma anche filosofico.
Si tratta di un cambio di mentalità, che recupera osservazioni empiriche, astrali e che può causare una certa orticaria, non solo ai venditori di fertilizzanti, ma anche ai coltivatori stessi abituati ormai alla chimica pesante sulle loro coltivazioni.
Pressati da incombenze burocratiche, provvedimenti astrusi e da una crisi senza precedenti che ha toccato loro per primi, guardano con un misto di scetticismo questo ottantenne minuto con il capo coperto dal suo inseparabile cappello di velluto, ora celeste ora bianco.
Il numero di posti di lavoro persi in agricoltura a Ginosa fa impallidire quello dell’industria, anche se gli operai locali sono stati sostituiti, in aziende che diventano sempre più grandi, dalla manodopera immigrata. Podolisnsky torna dunque di nuovo in Italia e rifà un ciclo di conferenze e di visite in campo che hanno per leit-motiv la struttura del terreno.
Uno dei principali aspetti della biodinamica è rivitalizzare il terreno, letteralmente ucciso da chimica e mezzi meccanici, ridargli la propria struttura fatta di radici e materiale organico principalmente con la tecnica del sovescio, vale a dire l’interramento di apposite colture per favorire la fertilità del terreno, l’utilizzo di aratri speciali e di fertilizzanti naturali, come le  deiezioni animali.
Il tutto per comprimere al minimo i costi di produzione della culture ed essere competitivi sul mercato, il banco di prova ultimo per ogni agricoltore.
I tempi di conversione di un terreno convenzionale a biodinamico possono essere molto lunghi: da due a sei, sette  anni. Podolinsky nelle sue visite guarda per prima cosa il colore delle foglie, la loro disposizione e grandezza, la consistenza del terreno.
biodinamica podolinsky
Un momento della verifica della struttura del terreno. Indispensabile per l'agricoltura biodinamica riportarlo alla condizione naturale, con alto grado di materia organica. 
Fa scavare qualche palmo di terra ed emette non la sua sentenza, ma il risultato di anni di osservazioni empiriche e sperimentali che ne hanno fatto un mito mondiale con un seguito eccezionale tra coloro che hanno “sposato” la biodinamica.
Ma anche tanti luminari di caratura accademica del mondo agronomico lo ascoltano con interesse, se non altro perché ha convertito due milioni di ettari al biodinamico in Australia e fondato un marchio Demeter che vale molto nel settore.
L’ucraino, poi rifugiatosi in Australia negli anni ’50, con una vita che da sola è un romanzo (dovette andare via dalla Russia) in genere è accompagnato da un traduttore poiché parla inglese.
Questa volta ad accompagnarlo ed a tradurre c’era Dora Rio, un’imprenditrice agricola di Montescaglioso, che ha ritrovato con la biodinamica un rapporto con la natura e con la dimensione più autentica del’essere coltivatori.
Il lavoro è pesante, i conti sono difficilissimi da far quadrare - ci dice ancora Nicola Del Giudice - ma almeno le forniture per concimi e antiparassitari si azzerano.
Ginosa, sabato 12 maggio 2012

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