ALLUVIONATI FUORI DAGLI ALBERGHI, GINOSA E BERNALDA NON PAGANO Si schermiscono i Comuni non abbiamo fondi, li abbiamo già spesi per le emergenze violando il Patto di Stabilità
Versione integrale degli articoli apparsi sul Quotidiano di Sabato 6 Agosto
di Nicola Natale
Il Blocco di Venerdì 5 Agosto sulla Statale 106 |
LA STORIA DI REXHEP, DA IMMIGRATO FELICE AD ALLUVIONATO
di Nicola NATALE
Rexhep ARAPI |
Ci rechiamo allora a casa di uno degli alluvionati, un albanese da anni ormai a Marina di Ginosa, Rexhep Arapi. Una moglie, due figli. Una storia di immigrazione felice, fatta di sacrifici e di lavoro coronati dall’aver avviato un’impresa in proprio per la manutenzione dei giardini, un’esigenza a Marina di Ginosa fatta sempre più di ville e sempre meno di alveari-vacanza. “Ero contento, toccavo il cielo con un dito, avevo addirittura acquistato casa a Tirana; provenendo da Berat uan conquista assoluta ed ora tutto spazzato via, compreso la Golf di mio figlio e il mio furgone, compresi i mobili, alcuni dei quali come la stanza dei miei figli appena comprati. Ricordo nitidamente quella notte, suonarono al citofono, aprii la porta, sentivo un rumore forte e l’acqua mi si rovescio in casa arrivando oltre il metro, ci sono ancora i segni e abbiamo rimesso a posto alla meglio. Ma dovremo lavorare molto per ricomprare i mobili, i vestiti e rimettere a posto la casa.” E’ un uomo determinato e svelto Arapi ma si chiede anche lui dove sono finiti i soldi promessi: “hanno speso i soldi ma a noi non è stato dato nemmeno un centesimo. Siamo stati trattati benissimo, in albergo era tutto ok, ma ora siamo tornati qua e non abbiamo nulla per rimettere a posto veramente la casa. Sembriamo profughi ma viviamo qua da tanti anni, pago le tasse, sono in regola”. E accarezza il cane ritrovato dopo due giorni dall’alluvione. Di ieri l’appello accorato del Sindaco Vito De Palma di Ginosa a Provincia, Regione e Governo. Di ieri l’assemblea tenuta sulla SS 106 presso le Tavole Palatine per rilanciare la mobilitazione, tenuta sapientemente sul filo del dialogo e della protesta vibrante eppur civilissima di marinesi e metapontini. Da allora però proteste, dichiarazioni di solidarietà, conti correnti aperti, interviste, show, declatorie di calamità e financo uno sciopero della fame non hanno cambiato di una virgola la posizione delle famiglie colpite dalla alluvione. Un numero esiguo tutto sommato, non sarebbero più di una quindicina le famiglie a cui lo Stato ha saputo dare solo una risposta d’emergenza. Emergenza e danni che non ci sarebbero stati se gli argini del Bradano non fossero ceduti dopo un giorno e mezzo di pioggia e dopo l’acqua in eccesso rilasciata automaticamente dalla Diga di San Giuliano. E le responsabilità, un discorso lontano, forse poco utile in mezzo ad una vicenda che ha l’emergenza dei conti da pagare e di un futuro da reinventare. Ma che ha dato chiara impronta di cosa sia il federalismo. Per l’alluvione in Veneto del 2010 dice il blog di Renzo Bossi si registrano “30 milioni che il decreto Milleproroghe ha assegnato all’alluvione per il 2011 e, per pari importo, per il 2012. Nessuna nuova coda e nessuna nuova denuncia dei danni da compilare per gli alluvionati: una volta che l’Ordinanza sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale i Comuni procederanno con i bonifici secondo i dati già in loro possesso.” Ogni commento è superfluo.
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