NATUZZI / 10 TRA SINDACI E COMUNI PER DIRE NO AI LICENZIAMENTI
Il palazzetto dello sport di Ginosa (Taranto) |
QUOTIDIANO DI PUGLIA 4 LUGLIO 2013
di Nicola NATALE
Sembra di vedere
un film già visto. Con il palazzetto dello sport di via palatrasio che torna ad
ospitare consigli comunali per emergenze occupazionali. Oggi, alle sedici,
torna a riunirsi in sessione
straordinaria urgente il consiglio comunale di Ginosa per esprimere le sue
determinazioni in merito alla vertenza Natuzzi. L’amministrazione comunale ha
esteso la convocazione ai consigli comunali di ben 10 comuni vicini, tutti
interessati dai drammatici numeri di uscita dal ciclo produttivo.
NATUZZI I licenziamenti annunciati |
Come è noto
si tratta di 1726 esuberi suddivisi in nove siti produttivi.
Il prospetto che i
rappresentanti sindacali hanno reso noto nella serata di ieri rende evidente
che nessun sito è escluso dal drastico “piano di salvaguardia” messo a punto
dal management natuzzi con la supervisione naturalmente del suo fondatore
Pasquale (73 anni).
Il piano di recupero dell’efficienza conta di arrivare ad
ottobre 2013 con un fabbisogno di organico pari a 733 unità.
GINOSA Il dettaglio dei tagli annunciati |
Ma la condanna più
pesante è per lo stabilimento di Ginosa condannato alla chiusura già dal
prossimo ottobre con la scadenza della cassa integrazione straordinaria.
Su una
forza lavoro di 428 unità i licenziamenti sono 425: praticamente tutti.
A
seguire, entro marzo 2014, secondo il piano più volte definito “vergognoso” dai
sindacati la cessazione della attività salotto a Matera Jesce e il mese
successivo a Matera La Martella.
Se il piano sarà attuato, nonostante le
proteste che si preannunciano durissime, perderanno il lavoro in 512 su
943 a Jesce2, in 64 su 121 a Jesce
1.
Questi stabilimenti sorgono sulla strada tra Santeramo e Matera, ma anche
gli altri stabilimenti non saranno immuni dai tagli. Persino Laterza,
stabilimento strategico in quanto esegue il taglio centralizzato perderà 375
addetti su un totale di 584.
E dire che doveva essere il motore del rilancio
del gruppo con la produzione di complementi d’arredo, che dovevano aggiungere
valore alla catena di negozi monomarca e gallerie natuzzi aperte in tutto il
mondo.
Ai tagli sono interessati anche i colletti bianchi che lavorano in
centrale con 146 esuberi su una forza lavoro di 478 unità. In via Iazzitiello a
Santeramo ha sede il cuore operativo del gruppo che ha ormai delocalizzato gran
parte della produzione in Cina, Brasile e Romania dalla quale trae attualmente
il 70 % del suo fatturato, secondo quanto detto nel consiglio comunale di
martedì scorso da alcuni sindacalisti. Gli operai sono letteralmente tramortiti
dalla notizia, perché molti credevano che gli esuberi fossero solo un mezzo di
pressione per ottenere finanziamenti e cassa integrazione in deroga.
Invece uno per uno stanno saltando
tutti i pezzi pregiati dell’industria locale, in una crisi che dall’agricoltura
all’ilva, ha contagiato anche il fragile tessuto industriale faticosamente
messo in piedi.
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