IL "MOOD" ED IL PRONTO SOCCORSO DI CASTELLANETA
dall'articolo apparso sul Quotidiano dell'8 Febbraio 2012
di Nicola NATALE
L'Ospedale Civile di Castellaneta |
Bisogna essere
malati per valutare gli effetti delle varie riforme sanitarie.
Ma bisogna anche
combattere con i bilanci. L’Ospedale di Castellaneta e la rete sanitaria
predisposta dall’Asl di Taranto si prestano magnificamente allo scopo.
L’emergenza di una signora cardiopatica Vita Maria M. è il test giusto.
All’una di lunedì scorso un malore al
petto la allarma, chiama uno dei figli che la porta al pronto intervento di
Ginosa, presso il Poliambulatorio di Via Palatrasio, dove stazionano le
ambulanze del 118.
Un medico gentile, la visita, la tranquillizza, si assicura
che non ci sono infarti o altri accidenti in corso, ma avverte che è meglio
fare qualche indagine in più.
E li invita con un elettrocardiogramma ed una
prescrizione a presentarsi al Pronto soccorso di Castellaneta per effettuare
delle analisi su un particolare gruppo di enzimi.
La loro variazione indicherà
se il cuore ha subito qualcosa durante quel malore.
Al pronto soccorso di
Castellaneta si nota ancora la mancanza del triage, cioè la valutazione
dell’urgenza (codice rosso, verde, bianco) dalla quale discende la precedenza
nel trattamento. Impossibile sapere se è perché si fanno meno di 25.000 accessi
all’anno, come recita il sito ufficiale del Ministero della Salute. Vita Maria
M. viene però prontamente presa in carico, le viene fatto un nuovo
elettrocardiogramma intorno alle 15:00, che però sarà refertato solo in serata
alle 21:00 circa.
Nel frattempo
viene sottoposta a doppi prelievi ematici e viene fatta sedere su una sedia a
rotelle, per essere accompagnata in una stanza con due letti dove altri 4
pazienti aspettano il loro destino. C’è un signore di Laterza che è lì dalle 8
del mattino per problemi polmonari, altri che aspettano un ricovero impossibile
per mancanza di posti: si sentono abbandonati a loro stessi.
Il problema però
non sembra essere la mancanza di assistenza, ma il “mood”, accidenti alle
parole inglesi, l’atmosfera, la sensazione che l’Ospedale trasmette.
All’Ospedale
di Castellaneta non ci credono (non tutti almeno) che con l’attuale
organizzazione si possa fare una buona medicina, senza cedere all’ipocondria
dei pazienti, valutando tutti i giorni la gravità o l’assoluta inutilità della
prestazione, in un mare di cose da fare.
I dottori passano minuti preziosi a
telefonare per sollecitare strutture che li mettono in attesa anziché
rispondere o non rispondere, a inserire dati, a compilare registri, a
rimpallarsi i moribondi.
Poi, nel pomeriggio inoltrato, la sferzata del
direttore della Unità Operativa Complessa il dr. Mario Cetera sembra imprimere
il giusto ritmo ed anche la cruda verità per alcuni: non ci sono posti letto.
L'Utic di Castellaneta quando con il dr. Scarcia (sulla dx) si tentò un rilancio effettivo della Cardiologia nel 2007 |
Frasi che fanno impressione soprattutto visitando il II° piano dell’Ospedale di
Castellaneta, quello che ospitò la cardiologia degli 8 morti per protossido di
azoto.
Il reparto è assolutamente deserto.
Lindo, bellissimo, ma senza
quell’atmosfera ovattata eppure efficiente che assumono i reparti la notte.
La
cardiologia è ora accorpata al Reparto di Medicina al VI° piano, ed i referti tra tutti i reparti dell’Ospedale immenso,
viaggiano sulle gambe di un unico operatore.
Eppure non c’è niente che non vada
a Castellaneta, nonostante il signore con problemi polmonari giuri che non ci
metterà più piede, ma è il mood.
La sensazione diffusa e purtroppo anche
trasmessa di lavorare nel modo
sbagliato.
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