"ROMPIAMO IL SILENZIO” SULLA VIOLENZA ALLE DONNE.

GINOSA Palazzo della cultura
Da sx Vito Maggi, Fabio Amendolara, Angela Lacitignola,
Tiziana Visconti.

di Nicola NATALE


Forse della violenza alle donne bisognerà parlarne in piazza, come si fa con i comizi. 
Intanto il tema inizia ad emergere non solo dalla nuda cronaca, ma anche dall’impegno di associazioni come l’Aide (ass. donne indipendenti europee). 
L’8 luglio scorso il tema è stato affrontato a Ginosa, chiedendosi se ci sia bisogno di una “maggiore repressione o una diversa cultura”.
Unanime la risposta dei relatori, impegnati in prima linea, nel combattere quello che secondo la sociologa Angela Lacitignola è “un fenomeno diffuso”.
Impressionanti i dati snocciolati dalla moderatrice dell’incontro Tiziana Visconti, ne basti uno per tutti: 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita violenze fisiche e sessuali (dati istat giugno 2015). 
Angela Lacitignola,
sociologa, responsabile del centro antiviolenza
"Rompiamo il silenzio".
Ma le donne ora denunciano di più” ha esordito Lacitignola, responsabile del centro antiviolenza “Rompiamo il silenzio”. 
Con la Puglia che è in testa in quanto a legislazione per arginare il fenomeno, finanziando appunto i centri in cui le donne possono farsi aiutare contando sulla professionalità di operatori esterni al proprio contesto geografico. 
Un dato essenziale se si vuole che i centri funzionino effettivamente: non è facile raccontare ad una persona del proprio contesto sociale drammi così intimi.
Spicca la mancanza di un centro antiviolenza proprio a Taranto (a malapena coperta dal centro di Martina Franca) ed a Foggia. 
Così come è necessario dotare la Puglia intera di quote di alloggi popolari dove le donne possano essere ospitate a lungo, anche insieme, dopo aver lasciato il partner violento. 
Perché il dramma principale è che le donne vittime di violenze spesso non hanno né lavoro, né casa, quindi non possono semplicemente sottrarsi andandosene. 
Quando ci sono figli il problema si amplifica, perché la violenza fisica e verbale a cui questi assistono non è senza conseguenze per le loro vite. 
“La violenza fisica è solo la punta dell’iceberg” aggiunge Lacitignola “c’è un’escalation del controllo, del dominio sulla vita dell’altro, si è obbligate a dire sì, pena conseguenze di vario tipo”.
Unico antidoto la rieducazione ad un’effettiva parità tra i generi. 
Lo hanno sottolineato con eguale vigore il giornalista Fabio Amendolara e il già magistrato Vito Maggi, co-relatori dell’incontro.
Il primo soffermandosi sulle ambiguità e gli stereotipi della stampa nel dare le notizie, spesso tendenti a colpevolizzare indirettamente la donna, il secondo attingendo ad una vastissima esperienza professionale e personale nel campo degli abusi di questo genere.
Storie più comuni di quanto si pensi, in cui è riuscito ad enucleare la declinazione sempre diversa di ogni caso.
C’è bisogno allora di un’educazione sentimentale nelle scuole, se viene a mancare nella famiglia ed in altri posti deputati a farlo.
FONTE La Repubblica su dati Istat 2015.
Tutto il mondo è paese, nell’approccio sessista della stampa o nei numeri della violenza, che è in aumento al nord (+8,3%) e dimezzatasi  al sud (-42,7%) ma si può copiare qualche buona pratica. 
Come in Germania dove ha detto la Visconti “alcune scuole hanno organizzato corsi extra a bambini di 8 anni per insegnare loro a gestire i conflitti” coinvolgendo i genitori. Servono però “occhiali nuovi per arginare il fenomeno perché spesso la violenza arriva da dove nessuno se l’aspetta”.

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