NATUZZI IL CONFRONTO RIPARTE IL 5 SETTEMBRE. IN BALLO 1726 ESUBERI


Natuzzi lo stabilimento jesce1 a Matera
QUOTIDIANO DI PUGLIA 29 AGOSTO 2013
di Nicola NATALE
La ripresa se c’è non si vede, soprattutto per i lavoratori della Natuzzi minacciati da un annunciato piano di esuberi per 1.726 di loro. Se ne discuterà giovedì 5 settembre alle 11 presso federlegno a Roma dove l’azienda ha convocato i sindacati per un ulteriore incontro che fa seguito a quello del 26 luglio scorso. 
Una comunicazione successiva fatta ad agosto è stata di fatto ignorata, ma è probabile che i contatti non siano affatto cessati durante le ferie. 
Quella di Natuzzi è la più grossa crisi aziendale sul territorio, non solo per il numero, ma anche perché rende evidente la difficoltà del manifatturiero italiano di fronte alla concorrenza spietata dei paesi a basso costo del lavoro.
L’obiettivo dei sindacati è ridurre sensibilmente questo numero: solo a Ginosa lo stabilimento in chiusura ad ottobre occupa 428 addetti. 
Da parte aziendale c’è la promessa di realizzare un nuovo brand “italia attraction” con il lancio di 20 nuovi modelli, di aprire nuovi punti vendita soprattutto nei paesi emergenti come il Brasile, dove Natuzzi produce già con propri stabilimenti. E soprattutto come riportato dal sole 24 ore la decisione di riportare in Italia commesse realizzate per Ikea.
La delocalizzazione produttiva è stata avviata da tempo in Cina e Romania ed è stata proprio questa, assieme al contrarsi della domanda europea, a determinare gli esuberi appulo-lucani. 
Lo stabilimento di Ginosa in contrada bandiera occupa 428 dipendenti
Le conseguenze sarebbero disastrose per gli stabilimenti di Ginosa e Matera con l’annunciata chiusura ad ottobre ma anche per i restanti sette siti, con tagli che interessano anche la “centrale” di Santeramo in Colle, il cuore del gruppo specializzato nei divani. 
La firma dell'accordo a Roma con il vicepresidente
della regione Capone ed il sindaco Vito De Palma
Si va probabilmente verso una soluzione di compromesso con la messa in mobilità di un numero ridotto di lavoratori rispetto ai desiderata aziendali ed il reimpiego di una parte di loro nei nuovi progetti che saranno destinatari di finanziamenti in base all’accordo di programma firmato a Roma il 9 febbraio del 2013. 
Un accordo che però passa anche per la riduzione del costo del lavoro del 30% che Pasquale Natuzzi in persona ha più volte dichiarato essere troppo alto, prendendosela anche con i conto-lavoro fatti da operai stranieri in Italia. Pratica cui però lui stesso ha fatto prima ricorso secondo alcuni.
Pasquale Natuzzi, fondatore, presidente
ed amministratore delegato del gruppo omonimo
Va detto che i sindacati ritengono impossibile raggiungere questa riduzione, anche attuando alla lettera il passaggio alla moving line, la catenda di montaggio in sostituzione delle isole dove ogni operaio realizzava prevalentemente da solo l’assemblaggio dei divani. 
Insomma trattative complesse per il fatto di dover mettere insieme costo del lavoro, innovazioni di processo e di prodotto, in uno scenario in continuo cambiamento, di forte concorrenzialità  che costringe a mettere da parte i diritti dei lavoratori, per primo quello a conservare il loro posto di lavoro. Come è ormai chiaro c’è bisogno di una nuova politica industriale, non essendo sufficiente lo sviluppo delineato dall’accordo di programma nei settori della “casa intelligente” e dell’eco-arredo.

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