SEQUESTRO DELL'ILVA. LE CONSEGUENZE PER TARANTO E PROVINCIA
CHIUSURA DELL’ILVA, LE REAZIONI IN
PROVINCIA
di Nicola NATALE
Possibile
chiusura dell’area a caldo dell’acciaieria Ilva.
La notizia ha avuto un impatto
fortissimo in tutta la provincia poiché gran parte dei suoi residenti sono
stati lavoratori italsider.
Un discreto numero lavora ancora oggi in
acciaieria, si parla di un centinaio solo a Ginosa.
I bus del consorzio trasporti che trasportano all’area industriale
si sono andati lentamente svuotando ma molti preferiscono andare in macchina al lavoro.
Ad oggi le pensioni alimentano di fatto
l’economia locale, stretta tra la crisi gravissima dell’agricoltura ed il
turismo che non è ancora in grado - per numeri e qualità - di costituire
un’alternativa possibile.
Con il grande vuoto lasciato dalla Miroglio, la
fabbrica tessile che aveva costituito un rifugio dalla disoccupazione e dal
precariato per 224 dipendenti.
Tiene ancora la Nurith, azienda locale di
infissi, l’unica ad avere un mercato di riferimento nazionale. Ginosa, Laterza,
Castellaneta, Palagiano, Palagianello, Massafra, tutto il versante occidentale
è stato fino a pochi anni fa profondamente immerso nella monocultura
dell’acciaio.
Spiccano ancora in molti centri, i circoli dopolavoro Italsider,
retaggio del tempo che fu. La monocultura del siderurgico si era mischiata alla
precedente cultura agricola dando vita alla famosa figura dei metal-mezzadri.
I
ritmi della fabbrica consentivano a molti di coltivare i terreni, dando vita ad
un benessere economico che si tramutò subito nelle seconde case al mare.
Non va
disconosciuto il fatto che la tenuta economica della provincia è dovuta al
fatto che sono tantissimi ancora i pensionati residenti che non hanno seguito i
figli nella fuga al nord o all’estero, come ora sta accadendo sempre più
spesso.
Non è stata costruita nessuna alternativa valida, non ce la siamo costruita o in alcuni casi ci è stato impedito di realizzarla.
D'altra parte ci si doveva
aspettare che uno stabilimento vecchio di 50 anni prima o poi dovesse essere
quantomeno ristrutturato e rinunciare per un certo tempo alla produzione.
Tra
le città che hanno avuto
un’acciaieria, pochissime ci hanno
ritentato. Avìles e Bilbao in Spagna si sono date al turismo, agli eventi ed ai poli culturali, Pittsburgh in America ha saputo realizzare con gli investimenti dei
privati una nuova economia basato sulla tecnologia, sull’università che conduce
ricerche avanzate.
Qual è il modello per Taranto e la sua provincia?
E’ la
storia che cambia, unita al rumore sinistro dell’accorpamento delle province,
del taglio dei reparti sanitari, della scomparsa di un certo modo di intendere
lo stato.
Non è un’azienda privata che chiude, tantissime sono chiuse provocando cumulativamente una disoccupazione maggiore in termini numerici, anche
più grave di quella che improvvisamente si aprirebbe per l’llva, ma un simbolo.
E i simboli sono dannatamente importanti.
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