IO, UN NON EROE, SULLA COSTA CONCORDIA

dall'articolo apparso sul Quotidiano del 26 Gennaio 2012
di Nicola Natale

Francesco Di Lena, 30 anni, laertino era sulla ormai famigerata Costa Concordia la notte dello schianto. 
E non per turismo, ma come assistente al direttore di crociera. 
Nel momento dell’impatto, alle 21:45 del 13 Gennaio, Di Lena stava intervistando il manager del casinò per “Radio Costa Concordia”: “uscito dall’ufficio dopo aver udito il colpo, tutto era buio”. 
A quell’ora una parte delle 4229 persone era a cena, un’altra a teatro a vedere uno spettacolo. 
Trascorre qualche tempo ed ecco un suono che l’equipaggio  conosce bene: sette squilli brevi ed uno lungo. 
Significano allarme di emergenza generale, bisogna andare ai punti di riunione, Francesco nota che qualcuno ha già indossato i giubbotti di salvataggio. 
Ma nessuno pare aver dato l’ordine di abbandono nave. 
Del resto l’abbandono nave deve essere dato verbalmente dal comandante come prescrivono le norme. 
Da quel punto in poi Francesco sa qual è il suo dovere e raggiunge il ponte 4, quello sul lato della falla aperto dallo scoglio delle Scole. 
Le scialuppe si riempiono e i passeggeri iniziano ad essere messi al sicuro. 
Alcuni animatori vengono accompagnati da Di Lena al loro punto di riunione, poi lui torna al punto prescritto per il suo salvataggio, al lato destro di poppa. 
Ma le cose si complicano, a causa dell’inclinazione le scialuppe non possono essere calate, ci sono però le zattere gonfiabili. 
Del gonfiaggio si occupa lo stesso Di Lena, poi scende anche lui, con una scala di corda, non prima di aver messo sulla zattera altre 35 persone. 
Solo allora, in mare, riesce a chiamare madre e fidanzata per dire che sta bene e posta un commento su Facebook con il suo telefonino. 
La Guardia Costiera è poco lontano, li aiuta e li conduce ad un traghetto. 
Ma per Di Lena il lavoro non è ancora finito. 
Francesco Di Lena. assistente al direttore di crociera sulla Costa Concordia
Dopo lo sbarco all’Isola del Giglio va in una chiesa dove erano state sistemate 300 persone, poi in una scuola a Porto Santo Stefano, bisogna censire, spuntare, controllare, infine crolla in un hotel vicino. 
La mattina dopo viene il momento della riflessione ma Di Lena, com’è logico, non si unisce al coro superficiale di chi mette alla gogna il solo capitan Schettino. 
Lui è un comandante molto abile nell’effettuare le manovre, forse questa sua eccessiva sicurezza lo ha tratto in inganno, a stabilire le colpe sarà la Procura di Grosseto”. 
Dopodiché si blocca, si rattrista e pensa a Giuseppe Girolamo, il batterista di Alberobello, ancora disperso. 
Anche lui conferma che ha ceduto il suo posto ad una bambina e che non sapeva nuotare. 
E poi la turista francese in vacanza con il marito: non riescono a salire sulla stessa scialuppa. Lui rimane a bordo e lei a terra passa ore angoscianti prima di riabbracciarlo. 
Frammenti di tragedia, pezzi di storia capitati chissà come nella vita di chi non pensava certo di entrare da protagonista  in un naufragio storico al pari di quello del Titanic. 
Ma Di Lena non si sente affatto un eroe, soprattutto ora che è a casa con i suoi parenti, a giocare con il nipotino. 
Si sente in pace però per avere fatto tutto il possibile per aiutare quelli che fino allo schianto erano clienti che dovevano andar via con un ricordo indimenticabile di quella crociera. Appena dopo, gli specchi di una paura che per fortuna non lo ha vinto.

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