IL GIUSTO PROCESSO. DIBATTITO A LATERZA CON ANTONIO MORELLI, PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI TARANTO.


dall'articolo apparso sul Quotidiano Lunedì 10 ottobre 2011 riproduzione riservata

di Nicola NATALE
Un momento dell'incontro laertino. Da sx Clemy Pentassuglia, Gianni Sebastio ed il Presidente Antonio Morelli
E’ la Magistratura stessa oggi sul banco degli imputati. 
L’incontro di alta formazione promosso da “Insieme per crescere” associazione di Laterza con presidente Clemy Pentassuglia e due autorevoli ospiti come il Presidente del Tribunale di Taranto  Antonio Morelli e l’on. Paolo Sisto (P.d.L.) è entrato nel vivo delle questioni che agitano la giustizia. 
Morelli ha accolto di buon grado l’invito dei Pentassuglia  a parlare della riforma dell’art.111 della Costituzione riguardante il giusto processo. 
La riforma non dice nulla di nuovo rispetto a quanto già sancito nel 1955 con la Convenzione dei Diritti dell’Uomo ma i cittadini si domandano se questa giustizia funziona, soprattutto con riguardo ai tempi in cui viene emesso il giudizio”. 
Il Presidente racconta di ricevere “lettere bellissime, calligrafiche di anziane signore che vogliono sapere se avevano ragione riguardo alla divisione di un bene e di essere conscio, nel caso delle invalidità,  che alcuni sono destinati a morire prima che finisca la causa.” L’irragionevole durata del processo è il primo tradimento di quell’articolo sentenzia. Si possono benissimo separare le carriere dei Pubblici ministeri ma il vero problema è costruire un pubblico ministero indipendente dagli altri poteri. C’è il rischio che il PM diventi la longa manus del Ministro o del partito che è al Governo. 
Il punto rispetto a qualsiasi riforma dice Morelli è chiedersi: “funziona”? 
Poi l’intervento dell’on. Sisto, componente della Commissione Giustizia e penalista. 
Dopo i complimenti al magnifico Auditorium del Purgatorio interviene “a piedi uniti” nella querelle del momento.  Gli echi romani si fanno frastornanti. 
Nella Costituzione dice Sisto "c’è l’articolo 15 che tutela la riservatezza e l’art. 21 che tutela il diritto di cronaca, la posizione indica a mio avviso una preminenza del primo diritto rispetto all’altro. Per il processo Tarantini siamo stati braccati dai giornalisti non per gli aspetti penali ma per il gossip. Quello è un sottile marchio rosso che non va più via anche per i non indagati. Senza contare che un miliardo di € viene speso in intercettazioni a strascico. Un conto sono i reati di mafia, un conto gli altri tipi di reato, ci vuole un limite. Non poche carriere politiche di magistrati sono state costruite su inchieste mediatiche poi rivelatesi flop dal punto di vista giuridico. Sono orgoglioso di aver inserito un comma nel disegno di legge che vieta la pubblicazione del nome del PM e della sua immagine: ciò impedirà la mediaticità del processo. Abbiamo un’informazione che è deformazione. Ed un articolo di stampa o un notiziario emettono una sentenza senza appello, spesso più grave di quelle comminate dai Tribunali”. 
Nutrita la partecipazione di giuristi e non,  presente anche il Sindaco Lopane, con appelli lanciati all’onorevole a bloccare il disegno di legge 399 di iniziativa governativa riguardante la riforma amministrativa. Il contributo potrebbe arrivare a 1.500€ ha detto l’avv. Galante, amministrativista. 
Telegrafico Sisto: “Fare leggi è molto complicato, lo dimostra la riforma della giustizia in cui nonostante sedute che finiscono alle due, tre di notte,  dopo anni, siamo ancora a zero nonostante mediazioni impensabili con l’opposizione ma in relazione all’enorme contenzioso giudiziario forse qualche freno è utile.” Ma per Morelli che cita Platone, pur sostanzialmente d’accordo con molte delle cose dette da Sisto “il momento non è adatto per una riforma della giustizia”. 

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