FRANCO DI MARE: LEZIONE SULLA GUERRA E SULLA VITA Memorabile conferenza al Liceo Scientifico Vico di Laterza

LATERZA  da sx FRANCESCO CRISTELLA dirigente Liceo G.B. Vico e
 FRANCO DI MARE Giornalista e Conduttore Rai

 di Nicola NATALE


Franco Di Mare, giornalista e conduttore Rai parla del suo libro “Non chiedere perché” edito da Rizzoli ma elegantemente non ne fa il tema centrale dell’incontro. Il tema della conferenza “Le(g)ali al Sud” al Liceo Scientifico “Vico” di Laterza - possibile grazie ai soldi del Fondo Sociale Europeo - lo obbligherebbe a parlare di Diritti Umani e di  Costituzionalità ma alla fine discute con i ragazzi di guerra e di vita. E il giornalista televisivo mette una voce di verità nella cacofonia informativa prodotta dai media su guerra e dintorni. 
Riporta a galla la notizia (risaputa) sulla Iª Guerra del Golfo:  non c’erano armi di distruzione di massa e gli americani lo sapevano benissimo, grazie ai satelliti geostazionari. 
Avevano informazioni di prima mano su quanto avveniva di giorno e di notte, con le nuvole e col bel tempo ed anche sottoterra. Uno di questi due satelliti, costantemente puntato sull’Iraq, era in grado di rivelare qualsiasi fonte di calore: fu per questo che fu distrutta una fabbrica di medicine che gli iracheni producevano sottoterra poiché l’embargo vietava di importarle. 
Nella coalizione di volenterosi anche anche l’Italia, la quale però – a differenza degli altri Paesi - oltre agli orribili costi in termini di vite umane e naturalmente economici non ha ricavato nulla, leggasi petrolio. 
Un norvegese serissimo dice Di Mare a capo di una delle tante alte commissioni di controllo si dimise quando scoprì che le sue relazioni venivano tranquillamente ignorate.  
Inevitabilmente si passa alla stretta attualità, alla Libia e alla inesistente ondata di profughi. 
Il giornalista dice candidamente quello che molti spontaneamente hanno pensato: 20.000 profughi fanno due immigrati per ogni comune. Dov’è l’emergenza? 
Gli immigrati devono restare in Puglia o a Lampedusa perché il Veneto non li vuole, l’esigenza è solo politica poiché si vota”. Francia e Germania ospitano rispettivamente 7 milioni di immigrati e 300.000 rifugiati e 9 milioni di immigrati e 600.000 rifugiati: normale che non sostengano gli starnazzamenti dice proprio così di qualche ministro italiano. 
Non sembra vero di udire un giornalista del TG1 e Di Mare continua il racconto delle proprie esperienze di vita e giornalismo.
 Il tema degli immigrati lo tocca, si vede, e ricorda benissimo l’invasione degli albanesi nel ’91 per il quale la Puglia si beccò una nomination al Nobel per la Pace. 
Sono stato al confine degli Stati Uniti con il Messico e lì un muro che parte dalle acque divide il mondo ricco da quello povero. Immigrati e guardie di confine si conoscono ormai: i primi ci tentano e i secondi li riacchiappano regolarmente. Si salutano mentre l’uno rimane aggrappato al muro che lo divide dal miraggio di fare il giardiniere o scaricare le cassette al mercato della frutta. Quando gli ho chiesto perché, mi ha guardato come fossi ebete e mi ha detto: non vedi dove vivo?"
Dietro di sé casupole dall’altra parte San Diego in tutto il suo splendore occidentale. 
Di Mare accompagnato al tavolo dal dirigente dell’Istituto Francesco Cristella invita tutti a ricordarsi di quando gli immigrati eravamo noi e soprattutto i veneti tra i più intransigenti ora nel rifiutare lo “tsunami umano”  come è stato denominato. 
"Il Veneto produceva balie e contadini (a ridaje con i contadini) ed ad Ellis Island, l’isolotto di fronte a New York dove sbarcavano venivano esaminati cone animali e offesi nelle relazioni dei funzionari che sembrano scritte testuale da Borghezio”, un europarlamentare della Lega, forza politica tra le più attive nel supportare la politica dei respingimenti.  
Il giornalista non manca di celebrare la umanità delle forze dell’ordine e della gente di Lampedusa che ha visto gettarsi in mare addirittura vestita per salvare i profughi. C’è la paura ma l’umanità deve prevalere. E qui scatta il breve racconto del suo libro anch’esso con protagonista un inviato di guerra, come lo è stato Di Mare per parecchio tempo della sua straordinaria esperienza giornalistica. 
Come il racconto della distruzione apparentemente inspiegabile della preziosissima biblioteca di Sarajevo e della folle elezione di Miss Sarajevo sotto le bombe da cui il titolo della famosa canzone di Bono Vox. Anche lì, in Bosnia, una guerra in cui la religione era solo lo scudo per innominabili interessi, anche lì l’Italia non rimase fuori. 
Il libro la ripercorre assieme alla vicenda sentimentale ed umana del giornalista protagonista, al quale - di qui il titolo del libro - è inutile chiedere perché ama. Perché come molti uomini.... non lo sa.
Scrosciano gli applausi mentre Di Mare ricorda agli studenti che studiare è l’unico modo per non farsi raccontare balle. 
Ed andare armati di una arma plausibile e bellissima alla guerra della vita.

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